“Come chiamiamo una persona che non ha rispettato un patto, che non ha mantenuto la parola data, che non rimane legato alla sua postazione ma fugge come un codardo? … Un traditore”. In queste parole del cardinal Dominik Duka, inserite nel libro “Eleven Cardinals Speak on Marriage and the Family” (Undici cardinali parlano del matrimonio e della famiglia) che sarà presentato in California il 15 settembre e che Interris.it ha avuto in anteprima, c’è tutta la sofferenza del dibattito interno alla Chiesa in vista del Sinodo previsto per il prossimo ottobre. Il matrimonio e la famiglia sono in crisi. Sul tavolo della discussione troviamo la sfida di provvedere con un’adeguata preparazione al matrimonio in un mondo secolarizzato, il bisogno di evangelizzazione e conversione, la relazione tra famiglia e verità; la situazione di cattolici divorziati e risposati civilmente e, infine, la domanda per un autentico interesse pastorale.
Nel testo è bandita la “falsa compassione”, e i concetti espressi, pur nell’eloquio forbito e amorevole degli 11 cardinali, sono estremamente netti. Per restare al cardinal Duka (presidente della Conferenza Episcopale Ceca), non è possibile affermare che l’uomo di oggi non sia capace di porsi dei limiti, né che non possa pensare a un fermo e indissolubile legame. Accettare questo assunto, significherebbe osservare la più profonda degradazione dell’uomo nella sua intera storia.
Una posizione, specialmente riguardo al matrimonio, che non concede aperture al cambio di dottrina sui divorziati, argomento che ha riempito le pagine dei giornali di mezzo mondo. Approccio condiviso dal cardinal Paul Josef Cordes (già vice presidente del Pontificio Consiglio per i Laici e presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”) , per il quale uno sguardo alla storia della Chiesa “lascia poche ragioni di pensare che i tentativi e le opinioni più recenti abbiano trovato ora la pietra filosofale”. Lo zelo di chi spera in un cambiamento di rotta, in un’apertura da parte della Chiesa sul tema della comunione ai divorziati, è giudicato lodevole, ma non accettabile. Secondo Cordes, chi è divorziato e si è risposato ha trasgredito il comandamento di Gesù, vive in una situazione che contraddice la volontà di Dio e quindi “non può accedere alla Sacra Comunione”. Anche se tutto ciò – è la sottolineatura con una punta di provocazione – riceverebbe il plauso dei media.
Una via d’accoglienza però esiste, ed è quella della comunione spirituale. La legge canonica – si sottolinea – nega l’accesso a coppie divorziate, ma omette di parlare di quella spirituale “perché dipendente esclusivamente dalla situazione dell’anima”. Il cardinal John Onaiyekan ( amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis di Ahiara) affronta la questione ricordando che lo scopo del Sinodo non è quello di decidere se chi è divorziato può o meno ricevere la comunione o se due coppie dello stesso sesso possono sposarsi, perché “questi sono argomenti già chiari nelle dottrine della Chiesa”.
Piuttosto la riflessione si apre al mondo omosessuale, tema affrontato in maniera specifica dal cardinal Carlo Caffarra (membro del Supremo tribunale della Segnatura apostolica, del Pontificio consiglio per la famiglia e della Pontificia accademia per la vita) , per il quale la società odierna pone in maniera distorta il concetto di perdono e conversione; accettare un omosessuale – scrive Caffarra – significa, in questo contesto, riconoscere la rettitudine morale di quel comportamento. La proclamazione di Pietà significa “accettami perché io sono come sono, senza parlarmi di conversione, perché non ne ho bisogno”.
Nei vari saggi, gli autori (i cardinali che hanno contribuito all’opera sono Robert Sarah, Carlo Caffarra, Baselios Cleemis, Paul Josef Cordes, Dominik Duka, Joachim Meisner, Camillo Ruini, Antonio María Rouco Varela, Willem Jacobus Eijk, John Onaiyekan, e Jorge L. Urosa Savino) affermano che dottrina e ministero pastorale non sono contrastanti tra di loro. Gli autori conducono in maniera accurata in un percorso che affronta genuine preoccupazioni, evitando però quella “falsa compassione” – come detto – che compromette sia la verità che il vero amore. Secondo gli autori, questo libro serve sia come concisa introduzione al prossimo sinodo che come guida all’applicazione degli insegnamenti di Cristo alla cura pastorale delle famiglie.
La posizione finale della pubblicazione è piuttosto evidente, contraria alle spinte “rivoluzionarie” che vogliono una Chiesa adeguata ai tempi moderni; dunque rigore e aderenza ai principi di dottrina che costituiscono il fondamento del cattolicesimo. Tra gli 11, l’invito del cardinal Camillo Ruini (storico presidente della Cei e attualmente presidente del comitato scientifico della Fondazione Joseph Ratzinger) sembra essere più incline al dialogo: “Non abbandonare chi si trova in queste situazioni ma, al contrario, averne cura in maniera particolare , sforzandosi di mettere a loro disposizione i mezzi di salvezza della Chiesa”. Nessuna area geografica o culturale però – è il senso finale del messaggio di Ruini – può chiedere al Sinodo di concentrarsi solo sui suoi problemi. Come dire che le priorità non possono essere dettate da fattori esterni né da pressioni di lobby.