I NOSTRI SOCIAL

10.6 C
Cittร  del Vaticano

La voce degli ultimi

sabato 11 Gennaio 2025

Se il computer non salva la giustizia

paolo_auriemma_296Tutti sappiamo che, purtroppo, il principale dei problemi della giustizia civile italiana consiste nella lentezza delle decisioni, che senzโ€™altro รจ figlia di tanti fattori. Riforme continue sulle regole processuali, eccesso di norme di natura sostanziale, insufficienza delle risorse, umane e materiali e certamente mancanza di sistemi deflattivi ed una conflittualitร  tipica del carattere degli italiani che ricorrono al giudice anche per fatti che potrebbero essere risolti soltanto con un poโ€™ di buon senso e buona volontร . E questo porta, lo si รจ detto continuamente, ad un processo, soprattutto civile, inefficiente, che spinge le imprese, soprattutto straniere, a non investire nel nostro Paese, o ad allontanarsi dalla giustizia dello Stato affidandosi โ€“per chi ne ha la forza economica- agli arbitrati. Ma ancor di piรน, direi, a non dare piena tutela a chi vede lesi i propri diritti. Da qui un tentativo, che viene da lontano, di accelerare i tempi processuali, pur senza sacrificare le garanzie poste a tutela del singolo. In questo contesto รจ stata pubblicizzata una importante riforma dellโ€™organizzazione giudiziaria, soprattutto nel settore civile, costituita dallโ€™introduzione del PCT, cioรจ del processo civile telematico. Si รจ detto che lโ€™introduzione dei mezzi telematici renderebbe piรน agile la procedura e piรน rapide le decisioni. In realtร  le finalitร  dellโ€™instaurazione del processo telematico sono ben diverse.

Certamente il processo telematico rende piรน veloci ed economiche le comunicazioni che le cancellerie fanno agli avvocati, ed evita agli legali di doversi recare in cancelleria a depositare atti e documenti processuali. Questo consente ai difensori di guadagnare tempo prezioso, e allo Stato di risparmiare molto denaro che fino a poco tempo fa veniva speso per le comunicazioni di cancelleria. Ma, di per sรฉ, non aiuta i giudici a decidere piรน velocemente le cause e non rende piรน veloci i procedimenti dove la decisione sia minimamente complessa. E allora, il risparmio di spesa che si consegue, pur significativo, non รจ tale da giustificare i disagi che derivano a tutti i protagonisti della giustizia dalla necessitร  di imparare nuove modalitร  di svolgimento del loro lavoro (senza, peraltro, che si sia investito sufficientemente in formazione). Ben diversa sarebbe la situazione, se con un minimo di lungimiranza, i risparmi derivanti dal PCT fossero reinvestiti in formazione del personale attivo, in assunzione di nuovo personale โ€“ non dimentichiamo che da decenni ormai non si assume piรน personale per i Tribunali, e che in meno di un decennio non residuerร  piรน un singolo operatore ove non vengano riaperti i concorsi-.

Ciรฒ che i magistrati temono, anche se hanno accettato la sfida del โ€œfuturoโ€, รจ che, pur con ogni buona volontร , lโ€™assoluta carenza di personale e di assistenza tecnica renda del tutto inutile lo sforzo quotidiano di produrre un numero di decisioni sempre piรน elevato. E infatti non viene detto che lโ€™uso delle tecnologie del PCT, quasi mai accelera e in moltissimi casi rende piรน farraginosa e talvolta addirittura impedisce in assoluto la redazione dei provvedimenti e il loro deposito. Basti un esempio per tutti. Il giudice dovrร  esaminare atti, lunghi anche centinaia di pagine, che prima aveva a disposizione su carta, soltanto attraverso la lettura a monitor. Quanto questo renda piรน complesso lโ€™esame di due o piรน testimonianze sulle stesse circostanze o, ancor peggio, lo studio di planimetrie, che su carta occuperebbero diversi metri quadri (ipotesi tuttโ€™altro che eccezionale in cause come tra le piรน semplici e frequenti, come quelle in tema di regolamento di confini) รจ comprensibile a chiunque voglia capire quali sono i fondati timori, non solo dei magistrati ma di tutti gli operatori della giustizia. Quindi certamente dovremo progredire utilizzando al massimo anche le risorse tecnologiche, ma queste devono servire a lavorare meglio ed in esse non va riposta una speranza fideistica e quasi superstiziosa per la risoluzione dei problemi della durata dei processi, che possono essere affrontati attraverso la strutturazione di un serio sistema di deflazione processuale, ponendo regole procedurali chiare e su tutto strutture realmente affidabili ed efficienti.

Paolo Auriemma

Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Roma

Giร  componente del Consiglio Superiore della Magistratura

ARTICOLI CORRELATI

AUTORE

ARTICOLI DI ALTRI AUTORI

Ricevi sempre le ultime notizie

Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.

Stay Connected

Seguici sui nostri social !

Scrivi a In Terris

Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo:

Decimo Anniversario