Il carcere romano di Rebibbia si sta distinguendo per la capacità di creare percorsi alternativi di recupero che aiutino i detenuti al reinserimento sociale. Oggi ben 40 reclusi riceveranno un patentino di frigorista che consentirà loro, quando torneranno in libertà, di lavorare a livello industriale o in proprio, e di rilasciare attestazioni di conformità secondo le leggi vigenti in materia. Alcuni di loro si occuperanno da subito degli impianti di refrigerazione del carcere, rendendo così un immediato servizio alla società.
I 40 uomini che ricevono oggi l’attestato – certificato Assistal (Associazione nazionale costruttori impianti aderente a Confindustria) e Imq (Istituto italiano marchio di qualità) – sono arrivati a questo importante traguardo frequentando il corso per frigoristi tenuto all’interno della struttura carceraria da professionisti e da docenti universitari e superando un esame apposito nei giorni scorsi. Per Mauro Mariani, direttore dell’istituto, “È la prima volta che in un carcere si svolge un ciclo di formazione di questo livello”.
Di “esperienza positiva e meritoria, da diffondere come buona prassi” parla Luciano Eusebi, ordinario di diritto penale all’Università cattolica di Milano. L’iniziativa, nata dall’intuizione del Rotary club di Subiaco, è promossa e finanziata dai membri dello stesso Rotary club, dal distretto rotariano di Lazio e Sardegna e dai club di Monterotondo, Tivoli e Zagarolo; è stata resa possibile da Assistal con lo scopo di consentire ai detenuti di “uscire dalla spirale della delinquenza”, come spiega Giovanni Rosati, responsabile e anima del progetto, pronto a farne partire una seconda edizione, “a patto di trovare le risorse finanziarie”.