“Il semestre di presidenza italiana nell’Unione Europea richiede un’energica strategia comunitaria di prevenzione e contrasto della tratta di esseri umani, con un particolare focus sulla definizione di criteri per l’identificazione delle vittime. E il Governo deve metterla in campo, viste le storie terribili di bambini e adolescenti vittime di tratta con le quali noi, quotidianamente, entriamo in contatto”. Le parole della direttrice programmi Italia-Europa di Save The Children Raffaela Milano sono forti, consapevoli e pregne di allarme. Passata la giornata internazionale di Commemorazione della Tratta degli Schiavi e della sua Abolizione e Save The Children, resta il dossier 2014 “Piccoli Schiavi Invisibili” in tutta la sua drammaticità.
Secondo il documento, nel mondo sono quasi 21 milioni i soggetti vittime di lavoro forzato o tratta ai fini di sfruttamento. E in capo a questi ventuno milioni ci sono ben 5,5 milioni di minori. È un fenomeno complesso e i dati che lo riguardano, molto spesso, “soffrono” di mancanza di aggiornamento o comunque sono sommersi e non entrano all’interno delle statistiche ufficiali. E se nel 2010 l’Italia otteneva la maglia nera europea per il maggior numero di minori vittime di tratta (2400), secondo la ricerca “Game Over” pubblicata quest’anno da Save The Children in collaborazione con l’associazione Bruno Trentin, oggi sono ben 28mila i minori tra i 14 e i 15 anni – sia italiani che stranieri – coinvolti in attività definibili a rischio sfruttamento: un 43% si segnala nei contesti familiari, un altro 43 nei settori della ristorazione, un 20% nell’artigianato e un ulteriore 20% nel lavoro in campagna.
Nel nostro Paese, le violazioni dei diritti e le violenze di ogni tipo subite da bambini e adolescenti sono “gravi e impressionanti”, spiega il dossier. Il caso emblematico è quello delle 16enni e 17enni originarie dei paesi dell’Est, trasferite o attirate in Italia per essere sfruttate sessualmente, coinvolte in attività illegali o rese vittime di matrimoni precoci nei quali devono ripagare ai suoceri il prezzo sostenuto per il loro “acquisto” dalla famiglia di origine (prevalentemente delle comunità Rom). O quello delle minori nigeriane, che partono dal proprio paese con la speranza – e la promessa – di poter trovare un lavoro che però, alla fine, non troveranno mai, perché l’esperienza di sfruttamento sessuale inizia in Europa o in Libia, ancor prima di mettere piede in Italia, e diventa una vera e propria “prigione” nel momento in cui approdano sulle coste del Bel Paese. Una prigione fatta di violenza fisica e psicologica, di ricatto e di sfruttamento.
“Piccoli Schiavi Invisibili” ha poi dovuto far fronte al grande problema dei minori non accompagnati, che negli ultimi dieci mesi, a partire dal primo grande sbarco di Lampedusa dello scorso anno, ha preso sempre più piede in territorio italiano: i minori stranieri giunti in Italia tra il 1 gennaio e il 19 agosto 2014 sono 16.200, e tra loro i non accompagnati raggiungono il numero di 9300: per questi piccoli lo sfruttamento comincia già in viaggio, e in Italia il rischio che entrino nel circolo della tratta si fa ancor più accentuato. I bambini sono reduci di guerre, dittature militari, persecuzioni, povertà e condizioni di vita estreme senza una possibilità di futuro, e per loro il ricorso a farmaci e droghe è un fenomeno che si registra spessissimo. Ma vale pure per le baby-prostitute: adescate da vicine di casa, uomini o altre coetanei, gli viene promesso un futuro da parrucchiere o baby-sitter e all’arrivo, dopo esser completamente “annientate” fisicamente e psicologicamente, vengono rinchiuse in night club, esposte su strade che diventano “vetrine a cielo aperto” o confinate in appartamenti a luci rosse. E il contatto con farmaci e droghe diventa il quotidiano mezzo principale per evadere dalla prigione invisibile che rende invisibili anche loro.