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Musulmani salvano una cristiana dalla furia jihadista

Una bella storia di solidarietà e speranza, grazie alla quale si ha l’opportunità di capire come gli orrori della guerra e dell’odio etnico possano accomunare le vittime di tali barbarie, indifferentemente dalla loro appartenenza identitaria e culturale. Una vicenda che viene direttamente da uno dei territori più dilaniati dalle violenze jihaidste: nella città di Tel Kaif, in Iraq, l’occupazione dei miliziani del sedicente Stato islamico ha anche qui, come in tanti altri luoghi, lasciato un profondo segno di distruzione, costringendo numerosi cittadini di fede cristiana ad abbandonare le loro case, fuggendo dalla follia del fondamentalismo. Per tanti è stato così, ma non per Georgette Hanna: la donna, di 60 anni, non ce l’ha fatta a lasciare in tempo la città, nel giugno del 2014, quando l’occupazione dell’Isis era ormai spaventosamente imminente.

Restare, significava correre un rischio enorme, nella terribile costrizione di continuare la propria vita nell’ombra, cercando di sfuggire ai militanti jihadisti che, sempre più numerosi, si affollavano per le strade. Ma, proprio nel momento più difficile, è arrivato l’aiuto di chi, come lei, era stato costretto a rimanere nell’inferno estremista: i suoi vicini di casa, di religione musulmana, non hanno accettato la sua sorte e, correndo un grande pericolo, si sono adoperati per ospitare la donna cristiana nella loro casa, nascondendola agli occhi di daesh.

Tre lunghi anni sono trascorsi, fra la familiare accoglienza dei suoi anfitrioni e il costante pericolo, per lei come per loro, di essere scoperti. Ora, finalmente, la liberazione: della città e del suo animo. L’arrivo delle forze governative ha obbligato alla ritirata i miliziani da Tel Kaif e restituito un’esistenza normale a Georgette e ai suoi generosi dirimpettai. Stando a quanto riportato dal blog “Baghdadhope” (il quale ha ripreso la notizia dalla testata Al Araby al jadeed), alla vista dei militari la donna si sarebbe coperta con un velo, temendo si trattasse dei fondamentalisti Isis. Ma non era così: l’incubo della discriminazione era ormai finito, spazzato via dall’avanzata dell’esercito. Nel cuore di Georgette, un senso di serenità per la fine del pericolo ma, soprattutto, per la consapevolezza che, nel momento del bisogno, una mano amica non conosce barriere, né di etnia né di fede.

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