La sicurezza alimentare rappresenta un diritto, quello di mettere in tavola alimenti sicuri, che corrispondano a quanto promettono. Il consumatore, sommerso da messaggi di scandali su questo o sul quel prodotto, finisce con il diventare diffidente. E dall’altro viene fatto oggetto di una battaglia commerciale che enfatizza alimenti sempre più sani, sicuri e naturali. Bersagliato da ogni parte, in balia della paura di non scegliere bene, il consumatore finisce con l’avere timori che lo inducono ad allontanare dalle proprie scelte i prodotti che ritiene poco affidabili, più sull’onda di una percezione che di un’analisi serena. Ed è proprio per spezzare un percorso che rischia di essere viziato, che corre l’obbligo a chi governa il sistema di offrire non solo messaggi chiari, ma anche strumenti che possano tranquillizzare.
Lo stesso concetto di sicurezza viene spesso inteso nel senso sbagliato, stravolto nella sua sostanza: sicuro è ciò che non ci fa paura. Sicurezza significa invece che dal punto di vista igienico sanitario il prodotto non presenta pericoli, che è stato sottoposto a tutti i controlli, indipendentemente dall’area geografica da dove proviene; test che ci consentano di portarlo sulle nostre mense in tutta tranquillità. Inoltre, l’abitudine a consumare ortaggi e frutta in periodi dell’anno in cui naturalmente non vengono prodotti, ha concorso a snaturare quello che dovrebbe essere un rapporto equilibrato con il cibo. Inoltre è importante anche una consapevole lettura delle etichette, aspetto che viene erroneamente tralasciato o sottovalutato. Infatti mangiare sicuro vuol dire sia poter contare su alimenti controllati che acquisire la capacità di orientarsi verso scelte consapevoli.