«Accusare le case famiglia di fare “business sulla pelle dei bambini” significa gettare fango in maniera generica su una risposta preziosa e insostituibile con cui centinaia di coppie scelgono di fare da padre e madre di bambini e ragazzi, molti anche con gravi handicap, che non possono più stare nelle loro famiglie di origine». Così risponde Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, all’intervento di Matteo Salvini, leader della Lega Nord, che intervistato da Fabio Fazio durante la trasmissione “Che tempo che fa” ha proposto «una Commissione di inchiesta sulle case famiglia che sono un business che lucra sulla pelle dei bambini arrivando a costare fino a 400 euro al giorno».
Il problema, prosegue Ramonda, è che «da quando sono stati chiusi i vecchi istituti, molte strutture si fregiano del nome di casa famiglia, mentre invece non hanno un papà e una mamma, come avviene nelle nostre case famiglia, ma operatori a turno, che oltre a costare molto di più, non rispondono al bisogno primario del minore di avere una famiglia». Proprio la settimana scorsa la Comunità Papa Giovanni XXIII ha presentato alla Commissione parlamentare d’infanzia la proposta di modificare la legge 184/83 sull’affido e l’adozione dei minori, chiedendo di distinguere le comunità familiari, caratterizzate dalla presenza stabile di una mamma e un papà, dalle comunità educative, gestite da operatori a turno.
«Quelle di cui parla Salvini non sono case famiglia» conclude Ramonda. «Su questi temi si fa una gran confusione che non aiuta certo a dare ai bambini le risposte di cui hanno bisogno. Invitiamo Salvini a visitare una delle case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, per poter constatare di persona come si vive al loro interno. Chiediamo anche a Fabio Fazio la possibilità di poter intervenire in trasmissione per raccontare l’esperienza della case famiglia fondate da don Oreste Benzi».