In principio fu la moviola di Carlo Sassi in Rai. Poi arrivarono moviolone, la moviola in 3D ed altre applicazioni virtuali. Ma sempre dopo il novantesimo quando le polemiche del dopo gara rendevano incandescente ogni “maledetta domenica”, che adesso è diventato week end visto che si si va in campo dal venerdì al lunedì. Da quest’anno, in Italia, si cambia. Arriva la Var, la Video Assistant Referee o se volete la moviola in campo. Vero e grande cavallo di battaglia televisivo di Aldo Biscardi che non solo ne rivendica la paternità, ma ha sempre sostenuto la necessità per rendere più pulito e con meno dubbi il nostro campionato. Ma la moviola in campo piaceva quasi a nessuno, non piaceva a Nicchi che pure da moviolista da Biscardi ne sosteneva la necessità per poi fare marcia indietro quando è stato nominato presidente degli arbitri, e non piaceva agli stessi arbitri che vedevano la loro maestà lesa dalla tecnologia. Lo scorso anno la rivoluzione ha avuto inizio, per mano di Gianni Infantino, ex segretario della Uefa e fresco presidente della Fifa, il massimo organismo di calcio. E la prima azione adottata, è stata proprio la moviola in campo. Così è nata la Var, sperimentata lo scorso dicembre in Giappone durante il mondiale per club e via via adottata per tutti gli eventi Fifa (ultimo la Confederation Cup in Russia) e dalle Federazioni. L’Italia, amica del rinnovamento avendo sposato la linea Infantino, doveva fare la sua parte. E così da questa stagione, a far data dal 20 agosto, inizio del massimo campionato, la Var esordirà anche in Italia.
Come funziona
A dare il via alla Var, è stato l’Ifab, l’organismo calcistico che decide le regole del calcio. Uno o più assistenti arbitrali hanno accesso al video della partita e comunicano con il direttore di gara in presenza di un qualsiasi dubbio, così come lo stesso arbitro può chiedere aiuto agli assistenti in postazione in caso di controversie. Si può far ricorso alla Var solo in caso di dubbio sulla regolarità di un gol, per decidere se sanzionare o meno un calciatore, decidere se un episodio è da rigore o meno oppure scambio di persona qualora il direttore di gara decidesse di ammonire o espellerre il giocatore sbagliato. Naturalmente l’applicazione della Var è subordinata al gioco fermo: solo con la palla fuori o al termine dell’azione, si può richiederne l’intervento, quindi mai interrompere l’azione in svolgimento. La Var è già stata sperimentata in diversi campionati europei, in partite internazionali tutte sotto l’egida della Fifa.
Risultati positivi
Lo scorso anno in Giappone, la squadra di casa del Kasima Antlers guadagnò l’accesso alla finale grazie alla Var. In quella circostanza l’arbitro ungherese Kassai (tra i migliori in circolazione) si è servito della Var al fine di assegnare un calcio di rigore in favore dei giapponesi per un fallo di un calciatore colombiano che non era stato ravvisato durante lo svolgimento in diretta dell’azione. Kassai si è avvicinato a bordo campo, ha visionato il frame dell’azione e concesso il rigore. Come determinante la Var è stata per ritenere valido il gol del 3-2 di Cristiano Ronaldo nella finale del Mondiale per Club per un offside millimetrico che le immagini hanno ritenuto inesistente. Ma non sono tutte rose e fiori perché poi alla fine chi decide è sempre il direttore di gara. Che può sbagliare. Come in Italia-Zambia under 16 dove non sono bastate le immagini per far capire che l’azione incriminata non era rigore. Insomma c’è da lavorare ma la strada intrapresa è sicuramente quella giusta.
Infantino fiducioso
La squadra Fifa è al lavoro per rendere la Var infallibile o quasi. A In Terris le parole di Gianni Infantino, al fianco del quale ci sono, in questo progetto, l’ex arbitro internazionale Massimo Busacca e l’ex milanista Marco van Basten. “Diciamo che i risultati sono molto positivi – ha spiegato il presidente della Fifa – Certo, siamo all’inizio e anche noi dobbiamo conoscere bene determinate tematiche, dobbiamo impratichirci, ma il primo risultato è decisamente positivo. La cosa importante che deve essere sottolineata è che l’arbitro in una ventina di secondi è stato in grado di prendere la decisione giusta ma soprattutto assicurare alla partita giustizia e trasparenza”.
E’ la strada giusta?
“In Confederation Cup è stato un successo, e la rassegna sarebbe stata diversa, con meno giustizia se le decisioni dei direttori di gara non fossero state cambiate in corsa grazie alla tecnologia. Abbiamo evitato il ripetersi di grandi errori e questo è già un successo, ma andiamo avanti a piccoli passi. Stiamo scrivendo la storia del calcio. Basta errori, quanto meno quelli clamorosi. Continueranno ad avere una valenza le interpretazioni e a decidere sarà sempre l’arbitro, ma siamo convinti che la sperimentazione andrà sempre meglio. Anche noi dobbiamo imparare, giorno dopo giorno. Partiamo dal presupposto che l’arbitro è chiamato ad un compito molto difficile dal punto di vista professionale ed anche un piccolo errore è un errore e spesso potrebbe essere decisivo per cambiare il corso di una partita. E noi dobbiamo lavorare affinché tutto questo non accada più. In pochi secondi dobbiamo capire cosa è realmente accaduto e indirizzare il direttore di gare nella direzione giusta”.
Un anno di sperimentazione poi, la decisione definitiva.
“E’ compito dell’Ifab decidere come sarà il futuro della Var. La decisione definitiva sarà presa a marzo del 2018 quando valuteremo con tutte le federazioni se il sistema ha prodotti reali benefici. Noi siamo convinti di si. Per adesso iniziamo con le sperimentazioni, valuteremo caso per caso e prenderemo di comune accordo la decisione migliore”.
Busacca: “Serve tempo”
Però gli errori non spariranno come d’incanto. Sul rigore non dato al Cile nella finale contro il Portogallo, si poteva e doveva fare meglio. Massimo Busacca, designatore Fifa, ne è convinto: “Certo che si poteva fare meglio – risponde a una nostra precisa domanda – ma credo sia normale e propedeutico sbagliare in questa fase. Proprio gli errori ci servono per capire cosa dobbiamo migliorare. Non abbiamo mai detto che la Var avrebbe risolto tutti i problemi legati ai possibili errori arbitrali, questo è impossibile perché poi a decidere è l’arbitro. Noi dobbiamo puntare sugli episodi chiari. Diciamo che il primo approccio è andato bene, ma dobbiamo continuare a lavorare e ci vorrà tempo per oliare il sistema. L’obiettivo è avere la Var al mondiale del 2018. Con più telecamere in campo ci sarà anche più prevenzione e le simulazioni saranno ridotte all’osso. Ora andiamo avanti con i test, ma il futuro è appena cominciato”.
Già, sembra proprio cosi, esattamente come voleva da una vita Aldo Biscardi che ha sempre sostenuto l’adozione della moviola in campo. E la Var è innegabilmente anche la sua vittoria.