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IL MITO DELLA LEGIONE STRANIERA

Ricorre oggi l’anniversario della battaglia di Camerone, lo scontro armato avvenuto in Messico tra la legione straniera francese al fianco di patrioti messicani e alcuni insorti. Il 30 aprile 1863 la 3° compagnia del 1° battaglione di stanza a Chiquihuite, comandata dal capitano Jean Danjou, fu attaccata e decimata, nonostante il valore dei legionari, guidati dal colonnello Francisco de Paula Milàn. I sopravvissuti si rifiutarono di arrendesi, e si coprirono di gloria sacrificandosi contro un numero maggiore di ribelli, con l’obiettivo di coprire l’avanzata del convoglio con i cannoni pesanti provenienti da Veracruz e destinati all’assedio di Puebla. Quel giorno di gloria viene ricordato ancora oggi come la festa del Corpo, e la cerimonia della battaglia di Camerone si celebra a Aubagne, durante la quale un legionario fa il portatore della reliqua della mano di legno del capitano Danjou.

Nonostante il passare degli anni la legione straniera continua ad avere il suo fascino e attrae a se un grande numero di ragazzi: per spirito d’avventura, per ritrovare se stessi o anche, banalmente, per sfuggire alla giustizia del proprio paese. Il reparto militare è diventato immediatamente un mito, sin dalla sua fondazione nel 1831 per volere di Luigi Filippo, la fama si è consolidata poi nei mille campi di battaglia, dal Messico all’Algeria, dalla Norvegia al Libano. La sua recluta più celebre fu senza ombra di dubbio Alain Delon, ma anche il musicista Cole Porter o il gerarca fascista Giuseppe Bottai.

Fin da subito la “Légion étrangère” si propose come corpo d’èlite, per la preparazione che i suoi uomini dovevano subire. E ancor oggi la selezione è durissima, chiunque, tra i 17 e i 40 anni, può presentarsi al “Centre de Présélection” di Aubagne presso Marsiglia, ma dopo due settimane di test psicofisici, solo uno su sei otterrà il sospirato via libera ai corsi d’addestramento. Seguono quattro mesi infernali, quindi la consegna del sospirato “Kepi blanc”, uno dei principali tratti distintivi del legionario e l’aggregazione ai reparti operativi. Perché alla Legione vengono sempre affidati i compiti più difficili e pericolosi.

Ancor oggi la Legione rimane avvolta un’aurea di gloria, onore e avventura, anche l’accesso è attualmente vietato a chi commesso crimini troppo gravi. Rimane la vita in caserma: sveglia alle 4.55, addestramento, lavoro, sport fino alle 22.30 quando si spengono le luci in camerata. Attualmente il Corpo è diviso in 11 reggimenti, di cui 8 sul suolo francese e 3 oltremare, per un totale di 7.700 uomini, mentre in passato era arrivato a contarne fino a 30mila. I suoi effettivi sono soliti sfilare per ultimi durante la parata del 14 luglio, festa nazionale francese, lungo gli Champs-Élysées. Passo lento e cadenzato, grembiule e ascia sulla spalle, per ricordare che il soldato è anche un “costruttore”. Identico è rimasto il leggendario spirito di fratellanza che accomuna tutti i legionari che prevede anche istituzioni per accogliere i suoi reduci. Ma la Legione non è solo storia, è anche presente. E ancora oggi i suoi “kepì blanc” spuntano in tutte le aree di crisi del mondo, anche se ormai impegnate quasi esclusivamente in missioni di pace. Come in Guyana, a Mayotte, a Gibuti, in Afghanistan e in Costa d’Avorio. A rinverdire le eroiche gesta dei tanti Danjou, morti combattendo per la Francia.

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