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I ROBOT CHE AMANO L’ARTE

Ha un nome criptato, incomprensibile: “Tradr”, ma dentro nasconde speranza e tecnologia, arte e solidarietà. E’ l’acronico di “Teaming for Robot Assisted Disaster Response”, e riguarda lo studio del possibile impiego di robot a supporto dei soccorritori nelle emergenze. Lo scopo del progetto è quello di sviluppare tecnologie per la cooperazione tra operatori e robot in situazioni di crisi, anche su missioni multiple o complesse, là dove occorre continuità e resilienza nella risposta

Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea – Direzione Generale per l’Informazione e i Media – Sistemi Cognitivi, Interazione e Robotica – 7° programma quadro, ha visto la partecipazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco sia come End-User dei sistemi che come partner scientifico responsabile della disseminazione dei risultati operativi del progetto.

E’ uno dei risvolti positivi della tecnologia, spesso male utilizzata dall’uomo, relegata ai momenti ludici quando non addirittura alienante. E’ forse la differenza più visibile tra tecnologia di massa e di nicchia, la prima ad uso e consumo di aziende che devono fare profitti, la seconda veicolata più che altro da Università e centri di studio. Attualmente questi robot sono in azione ad Amatrice, non per soccorrere persone ma per arrivare in luoghi inaccessibili, monitorando lo stato delle strutture e delle opere d’arte. Alle operazioni ad Amatrice hanno partecipato cinque veicoli senza pilota, due robot terrestri e tre droni.
I vigili del fuoco, prima di operare nelle due chiese di San Francesco e Sant’Agostino, tra gli edifici più colpiti dagli effetti del terremoto, hanno ricevuto il materiale fotografico ottenuto grazie ai droni e ai robot coordinati da Ivana Kruijff Korbayova, responsabile di Tradr.

I ricercatori, provenienti dalla Repubblica Ceca, dalla Germania e dall’Austria, oltre che dall’Università la Sapienza di Roma, sono arrivati nelle zone terremotate in 48 ore. Grazie a queste tecnologie è stato così possibile puntellare le strutture pericolanti e mettere in sicurezza opere d’arte di grande valore come gli affreschi storici sopravvissuti alle scosse.

Il sistema Tradr si muove in sincrono: i droni entrano restando sospesi in aria e inviando immagini di ciò che c’è sul campo, i robot avanzano testando una strada percorribile e sicura. Solo dopo interviene l’uomo. “Entrare con il drone è stata una sfida difficile – è scritto sul sito ufficiale di Tradr – che siamo riusciti a superare grazie ad una collaborazione tra tre droni utilizzati in parallelo: mentre un drone (pilotato da Hartmut Surmann che è stato sostenuto da Erik Zimmermann) entrava attraverso un buco nel tetto, gli altri due (pilotato da Kresimir Dilic e Wolfgang Rottner) fornivano feed video simultanei da diverse angolazioni. La missione adempiuto il suo obiettivo di raccogliere i dati per la costruzione di modelli 3D con texture di alta qualità. Un ulteriore grande successo – sottolineano – è stato il fatto che la squadra Tradr sia stata in grado di arrivare entro 48 ore dalla ricezione della richiesta”.

I ricercatori hanno sperimentato per la prima volta i robot e i droni in Italia nel 2012 a Mirandola, durante il terremoto dell’Emilia Romagna e oggi ad Amatrice. Ma siamo ancora in una fase di sviluppo, dove non è possibile l’impego operativo intensivo per salvare vite umane; piuttosto – come detto – si opera per recuperare capolavori d’arte. E non è poco.

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