Quest’anno la Giornata internazionale della guida turistica, che si celebra ogni 21 febbraio, sarà all’insegna della solidarietà. In Italia infatti questo evento di respiro internazionale – fu istituito nel 1990 dalla World Federation of Tourist Guide Associations ed è promosso nel Bel Paese dall’Associazione nazionale guide turistiche – avrà uno scopo benefico poiché molte delle visite guidate organizzate tra 17 e 21 febbraio saranno finalizzate alla raccolta fondi a favore delle popolazioni colpite e ai beni danneggiati dal terremoto del Centro Italia, iniziato drammaticamente la notte del 24 agosto scorso e tutt’ora in corso.
Secondo la definizione ufficiale, per “guida turistica” si intende “una persona che guida i visitatori nella lingua scelta e che interpreta il patrimonio culturale e naturale di un’area”. Non solo preparazione culturale, dunque, ma anche sensibilità alla Bellezza (quella con la B maiuscola) e capacità empatico-comunicative con il “pubblico”. Redattore Sociale ha raccolto alcune esperienze in cui i protagonisti sono guide turistiche “sui generis“, ma altrettanto valide (e anzi con quel qualcosa in più) dei (pur validissimi) laureati in Storia dell’Arte. Le guide “speciali” sono dei senza dimora, degli immigrati e le persone con disabilità.
A Londra, (in Gran Bretagna) l’agenzia di viaggi “Unseen Tours” da alcuni anni ha iniziato a formare i senzatetto londinesi in guide turistiche. Nell’ultimo lustro, sono stati 20 i senzatetto coinvolti nel progetto: insieme, hanno guidato oltre 12 mila turisti alla scoperta di quelle zone della metropoli in cui normalmente vivono e che, probabilmente, conoscono meglio di chiunque altro. Ogni visita dura 1 ora e 45 minuti e costa 12 sterline (circa 14 euro); la guida trattiene per sé il 60 per cento degli incassi e il resto viene reinvestito nel progetto.
Esperienza inclusiva anche a Berlino. Nella capitale tedesca, dallo scorso aprile, a fare da Ciceroni ai tanti turisti desiderosi di un tour alternativo ci sono alcuni profughi siriani: punti d’interesse non i monumenti, ma i centri d’accoglienza, i ristoranti etnici e gli altri posti legati alla vita dei rifugiati. L’idea è venuta a Querstadtein, una organizzazione non profit: “Il nostro scopo è dare un volto ai profughi. Il clima nei loro confronti è in peggioramento. Dobbiamo cambiare prospettiva”.
Anche a Milano, grazie all’iniziativa “Ambasciatori migranti”, una ventina di giovani dai 18 ai 35 anni di origine straniera porteranno i turisti a visitare la città meneghina; un’occasione, questa, non solo per rendersi utili alla collettività e al contempo trovare un lavoro, ma anche un modo per sfruttare la conoscenza della loro lingua madre: non solo francese e inglese, ma anche arabo, russo, olandese e tantissimi dialetti locali africani. Dopo un periodo di formazione, accompagneranno soprattutto i turisti provenienti dai loro Paesi d’origine.
Infine, sono molteplici le iniziative a sfondo culturale che “sfruttano” le abilità delle persone con…disabilità. O, meglio, con abilità alternative. Grazie alla Fondazione Dopo di Noi Bologna onlus, nel capoluogo emiliano è nata #Vadoalmuseo, una guida a fumetti di 5 musei realizzata da 11 ragazzi con disabilità insieme con disegnatori professionisti, strumento per incuriosire e agevolare l’accesso di altri ragazzi con disabilità ai musei della città: “Ci piacerebbe che i ragazzi diventassero poi a loro volta guida ai musei per altri giovani con disabilità”, spiega la Fondazione. Sempre sotto le Due Torri, l’associazione non profit “Succede solo a Bologna” organizza visite guidate in Lis, la lingua dei segni per persone con sordomute: lo scopo è quello di promuovere iniziative d’integrazione sociale rendendo la cultura fruibile a tutti.
E poi c’è “Rotellando”, il blog di Fabrizio Marta alias Rotex, una presentazione di viaggi turistici “raccontati da un’angolazione particolare, quella del ‘rotellato’, vale a dire di quanti vivono la quotidianità su (o con) una carrozzina. “Vogliamo riportare l’esperienza del viaggio attraverso l’idea fondamentale che chiunque può viaggiare – spiega Rotex – andando a scoprire storie di disabilità e diversità vissute con normalità, puntando l’attenzione su quello che ‘si può’ fare rispetto a quello che ‘non si può’ fare”. Una visione vincente per tutti, finalmente senza differenziazioni di categoria.