Il summit vaticano sul tema della Protezione dei minori si è appena concluso e Papa Francesco ha ribadito nell'Angelus domenicale che “il problema degli abusi sessuali da parte di membri del clero ha suscitato da tempo grave scandalo nella Chiesa e nell’opinione pubblica, sia per le drammatiche sofferenze delle vittime, sia per la ingiustificabile disattenzione nei loro confronti e la copertura dei colpevoli da parte di persone responsabili nella Chiesa”. Un problema diffuso in ogni Continente che il Santo Padre ha voluto affrontare con tutte le Conferenze episcopali, “in modo corresponsabile e collegiale, noi Pastori delle Comunità cattoliche in tutto il mondo. Abbiamo ascoltato la voce delle vittime, abbiamo pregato e chiesto perdono a Dio e alle persone offese, abbiamo preso coscienza delle nostre responsabilità, del nostro dovere di fare giustizia nella verità, di rifiutare radicalmente ogni forma di abuso di potere, di coscienza e sessuale”. L'obiettivo è che “tutte le attività e i luoghi della Chiesa siano sempre pienamente sicuri per i minori; che si prendano tutte le misure possibili perché simili crimini non si ripetano; che la Chiesa torni ad essere assolutamente credibile e affidabile nella sua missione di servizio e di educazione per i piccoli secondo l’insegnamento di Gesù”.
Amare il proprio nemico
“A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”. Così si esprime Gesù parlando dei propri nemici, rivelando che anche nei loro confronti si può provare amore. Anzi, ha spiegato Papa Francesco, “non è un optional, è un comando. Non è per tutti, ma per i discepoli, che Gesù chiama 'voi che ascoltate'. Lui sa benissimo che amare i nemici va al di là delle nostre possibilità, ma per questo si è fatto uomo: non per lasciarci così come siamo, ma per trasformarci in uomini e donne capaci di un amore più grande, quello del Padre suo e nostro. Questo è l’amore che Gesù dona a chi 'lo ascolta'”. Così, “grazie al suo amore, al suo Spirito”, noi “possiamo amare anche chi non ci ama”.
Tenerezza e bontà
Un insegnamento, questo, che Gesù dispensa affinché “in ogni cuore l’amore di Dio trionfi sull’odio e sul rancore”. E' la logica dell'amore che “culmina nella Croce di Cristo, è il distintivo del cristiano e ci induce ad andare incontro a tutti con cuore di fratelli”. Non che superare “la legge mondana della ritorsione” sia semplice. Ma è sempre Gesù a dare la soluzione: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”. Chi lo ascolta, infatti, e chi si sforza di seguirlo “diventa figlio di Dio e comincia a somigliare davvero al Padre che è nei cieli. Diventiamo capaci di cose che mai avremmo pensato di poter dire o fare, e di cui anzi ci saremmo vergognati, ma che invece adesso ci danno gioia e pace. Non abbiamo più bisogno di essere violenti, con le parole e i gesti; ci scopriamo capaci di tenerezza e di bontà”. Infatti, “non c’è nulla di più grande e più fecondo dell’amore: esso conferisce alla persona tutta la sua dignità, mentre l’odio e la vendetta la sminuiscono, deturpando la bellezza della creatura fatta a immagine di Dio”.
Cuori aperti alla misericordia
Rispondere all'insulto con l'amore, ha spiegato ancora il Pontefice, “ha generato nel mondo una nuova cultura: la 'cultura della misericordia, che dà vita a una vera rivoluzione'. E' la rivoluzione dell’amore, i cui protagonisti sono i martiri di tutti i tempi. E Gesù ci assicura che il nostro comportamento, improntato all’amore verso quanti ci fanno del male, non sarà vano”. Perdonare è una componente essenziale della nostra vita di cristiani, perché “Dio ci ha perdonato e ci perdona sempre… Se i nostri cuori si aprono alla misericordia, se si suggella il perdono con un abbraccio fraterno e si stringono i vincoli della comunione, proclamiamo davanti al mondo che è possibile vincere il male con il bene”.