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FRANCESCO E I “CINGUETTII” IN LATINO

Alla faccia di chi ne parla come di una lingua morta verrebbe da dire. Il latino, al contrario, è vivo e vegeto nonostante i 2mila e passa anni di storia. Ne è dimostrazione l’account Twitter @pontifexinLatin attraverso il quale il Papa si rivolge ai fedeli con quello che è ancora l’idioma ufficiale della Chiesa e del Vaticano. In 350 mila seguono questo profilo, soprattutto giovani, per divertirsi e anche per esercitarsi, magari prima di un compito in classe. Deus ex machina di questa risurrezione del latino è mons. Daniel Gallagher, presule americano che ha appena finito di tradurre nella lingua degli antichi romani “Diario di una schiappa”, best seller destinato ai ragazzi capace di vendere 150 milioni di copie nel mondo.

Ma come nasce questa idea? “Il profilo twitter all’inizio era tradotto in otto lingue – ha raccontato all’Adnkronos il linguista -. Il latino non era contemplato tra le traduzioni. Poi ricevemmo parecchie lettere nelle quali molti latinisti ci chiedevano di inserirlo”. Così è stato. La procedura è semplice: nella maggior parte dei casi il Santo Padre sceglie alcune frasi chiave, simboliche, delle omelie. In quel caso basta andarsi a prendere l’originale e il gioco è fatto. In altre occasioni invece Gallagher risale ai classici per tradurre i vari passaggi e se il testo parla di cose che gli antichi non conoscevano ricorre alla perifrasi. Oltre a essere curato nei minimi dettagli @pontifexinLatin è anche aggiornato; i tweet seguono, infatti, in simultanea quelli pubblicati sugli altri account a testimonianza del lavoro certosino svolto da Gallagher e dagli altri collaboratori di Francesco.

Pontifex in tutte le sue declinazioni linguistiche rappresenta un successo planetario. Il primo post di quello di Benedetto XVI, il quale il 12 dicembre 2012 inviò dal suo tablet un messaggio che recitava: “Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico di tutto cuore”. L’attività social del papa emerito, prima della sua rinuncia, si espresse attraverso 38 tweet in oltre un anno. Dopo le dimissioni il profilo venne sospeso (il nome cambiò in “Sede Vacante” e la foto di Ratzinger venne tolta) per riaprire dopo il 13 marzo 2013, giorno dell’elezione di Bergoglio. Oggi conta, in totale, oltre 19 milioni di follower di tutti i continenti e 511 tweet inviati. I seguaci italiani sono 2,8 milioni, quelli spagnoli 9 milioni e quelli inglesi 6,28 milioni, cui si aggiungono quelli delle altre lingue più parlate a livello internazionale. E i 350 mila follower amanti del latino, ovviamente.

Ma lo schiaffo a chi vede la Chiesa come un polveroso dinosauro viene anche da Facebook. Sul social network più diffuso al mondo manca un profilo ufficiale del Papa ma i fedeli hanno provveduto a creare diverse pagine fan che aggiornano gli interessati sull’attività del Pontefice. Quella italiana che ha avuto più successo conta ben 3,5 milioni di seguaci. E ce ne sono anche in spagnolo, inglese, e in altri idiomi. A questo si aggiungono i selfie, le conference call e i collegamenti su Skype. Un nuovo modo per comunicare, meno ieratico, ma molto più efficacie, che ha reso Bergoglio un personaggio unico nel suo genere. Capace di sfruttare al meglio le potenzialità dei nuovi media e di abbattere le barriere dello spazio, per raggiungere davvero le periferie del mondo.

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