«Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno»
«Sit autem sermo vester: “Est, est”, “Non, non”; quod autem his abundantĭus est, a Malo est»
X Settimana del Tempo Ordinario – Mt 5,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti” (Lv 19,12; Nm 30,3; Dt 23,22). Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno».
Il commento di Massimiliano Zupi
Il parlare autentico è un donarsi: è comunicazione di sé. Il dire è un darsi. Per questo san Paolo scrive che Gesù fu tutto «sì» (2 Cor 1,19): la sua parola si è fatta carne e pane per noi. Davvero nella misura in cui la comunicazione tra gli uomini fosse fatta nella sincerità e nel dono di sé, e non nella doppiezza e nella menzogna, il regno dei cieli sarebbe già qui sulla terra!
Gesù però ammette che il nostro parlare sia anche un «no». È il no che dobbiamo opporre al peccato e alle tentazioni: questa nostra esistenza nella carne infatti è una lotta costante contro il male e le tenebre (Rm 7,22-24; Ef 6,12). Ma è anche il no di quando non ce la facciamo, di quando siamo stanchi e cadiamo: le cadute fanno parte del cammino. L’importante, ancora una volta, è che siano riconosciute con umiltà e contrizione: allora anche quei «no» possono essere illuminati dall’amore di Dio e trasformarsi in «sì».