Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare

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«Siamo servi inutili» «Servi inutĭles sumus»

Martedì 10 novembre – XXXII settimana del tempo ordinario – Lc 17, 7-10

In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Il commento di Massimiliano Zupi

«Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»: questa espressione è quasi un mantra da ripetere di continuo per svuotarsi e sgonfiare l’orgoglio. La tentazione sottesa ad ogni azione buona, infatti, ad ogni sequela radicale di Gesù e del vangelo, è di farne occasione di inorgoglimento. Fare il bene, e sentirsi bravi e pieni di sé, possono facilmente diventare un tutt’uno: il risultato demoniaco è di rimanere sempre più soli ed induriti.

Come chiede una nota preghiera attribuita a san Francesco d’Assisi, è bene studiare di amare anziché di essere amati, di servire anziché di essere serviti, di consolare anziché di essere consolati; si potrebbe anche aggiungere: di lodare invece di essere lodati, di ringraziare invece di essere ringraziati. Ora, però, nella misura in cui si agisca bene, come non essere ringraziati ed amati? Se ci si considera appunto servi inutili. Ovviamente di per sé non c’è nulla di male nell’essere lodati e curati; anzi, l’amore consiste proprio nella reciprocità dell’amare e dell’essere amati. Tuttavia contrario dell’amore è la superbia, che tiene e considera sotto di sé gli altri; ed essere lodati senza insuperbirsi è possibile solo se si è vuoti di sé e pieni dell’amante. Farsi servi allora significa appunto donarsi, essere pane azzimo: nessun lievito potrà più gonfiarlo (Lc 12,1).

Massimiliano Zupi: