“Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”

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«Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere»
«Sunt autem et alĭa multa, quae fecit Iesus, quae si scribantur per singūla, nec ipsum arbĭtror mundum capĕre eos, qui scribendi sunt, libros» 

Settima Settimana di Pasqua – Gv 21,20-25

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Il commento di Massimiliano Zupi

Si chiude così il Vangelo di Giovanni: una chiusura però che è piuttosto un’apertura. C’è infatti ancora molto da scrivere, anzi moltissimo. Di che cosa si tratta? Certo non della vita terrena di Gesù che il Vangelo ha appena terminato di narrare. Altre cose si sarebbero potute senz’altro dire ed infatti sono stati scritti ed accolti come canonici altri tre Vangeli. Ma qui si sta parlando di «molte altre cose», così numerose che il mondo stesso non sarebbe in grado di contenere i libri che le riporterebbero. Ora, il paragone iperbolico utilizzato sarebbe senz’altro sproporzionato se detto in riferimento alle altre cose che pure si sarebbero potute raccontare della vicenda terrena di Gesù. No, qui si allude a qualcos’altro. Si parla di «cose compiute da Gesù».

In effetti, dopo la sua resurrezione ed ascensione al cielo, dopo soprattutto la discesa dello Spirito Santo, virtualmente tutta la storia diventa opera di Gesù. Egli continua ad operare nei suoi discepoli. Ecco: la vita di ogni cristiano è un nuovo Vangelo. Giovanni è l’autore del Quarto Vangelo; il quarto, ma non l’ultimo: nel versetto conclusivo infatti rinvia ad un Quinto Vangelo sempre aperto, mai concluso. È l’esperienza di Gesù e di amore compiuta da ogni suo discepolo: davvero siamo lettera viva, opera dello Spirito Santo (2 Cor 3,3); siamo corpo di Cristo (1 Cor 12,27), presenza viva di lui nella storia, prosecuzione dell’opera di salvezza che egli ha portato a termine, sì, ma allo stesso tempo ha anche solo iniziato.

Massimiliano Zupi: