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“Se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”

«Dovete nascere dall’alto»
«Oportet vos nasci denŭo»

Seconda Settimana di Pasqua – Gv 3,1-8

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Il commento di Massimiliano Zupi

Nicodèmo si avvicina a Gesù di notte: è il tempo dell’intimità, in cui poter scoprire sé stessi. Di notte Israele è uscito dall’Egitto (Es 12,42): è il tempo della liberazione. Di notte Dio ha creato il mondo (Gn 1,2-3): è il tempo della gestazione e della nascita. Con Nicodèmo tutti ci accostiamo a Gesù ed ascoltiamo: perché tutti abbiamo bisogno di trovare noi stessi, di essere liberati e di nascere alla vita. Gesù lo dice subito, nelle prime battute del dialogo: per entrare e vedere il regno di Dio, per alzarsi in piedi e diventare finalmente viventi, bisogna nascere dall’alto. In greco, «dall’alto» è ánothen, avverbio con valore sia locativo, dall’alto, sia temporale, di nuovo: l’espressione usata da Gesù può tradursi quindi sia con nascere dall’alto sia con rinascere. Questo spiega, ad esempio, l’obiezione sollevata da Nicodemo: com’è possibile nascere una seconda volta? In effetti, proprio di questo abbiamo bisogno: di rinascere; e non una seconda volta soltanto: bensì costantemente. Vivere, per noi creature, per noi che abbiamo cominciato ad esistere in un determinato giorno e non prima, significa poter rinascere permanentemente (non è, del resto, quel che accade alle nostre cellule?): altrimenti infatti siamo inghiottiti dalla morte, dal nulla dal quale proveniamo. Vivere significa ricevere sempre nuovamente la vita, ad ogni istante: o si diventa incessantemente una cosa nuova, che proprio ora germoglia (Is 43,19), o si invecchia e muore; o in noi sgorga una sorgente zampillante (Gv 4,14), o soffriamo di una emorragia inarrestabile (Mc 5,25-26). Ora, una simile rigenerazione, spiega Gesù, è possibile solo nascendo dall’alto. In effetti, c’è una nascita dal basso e una dall’alto: in questo senso, ciascuno nasce, una prima volta, per rinascere, una seconda volta. La prima nascita è dalla carne, dal basso: siamo quel che siamo, definiti dai geni che ereditiamo e dalla famiglia in cui cresciamo; soprattutto, è una nascita per la morte: volta inesorabilmente verso il sepolcro. La seconda nascita invece è dallo Spirito, dall’alto: è una nascita per la vita. Ora, però, questa vita non la si possiede: solamente la si riceve, per donarla a nostra volta. La vita è dono ricevuto ed offerto: è profumo effuso (Ct 1,3). Per questo chi nasce dallo Spirito è come il vento: non si sa da dove viene né dove va. Tutti nasciamo da una madre, secondo natura – dall’acqua − ma per poter diventare figli del Padre, secondo libertà − dallo Spirito, dal sangue versato per amore per noi.

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