«Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi» «Ecce enim regnum Dei intra vos est»
Giovedì 12 novembre – XXXII settimana del tempo ordinario – Lc 17, 20-25
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».
Il commento di Massimiliano Zupi
Il regno di Dio è la pienezza di vita, di una vita che non finisce: è il desiderio profondo di ogni uomo, nessuno escluso, ciò per cui siamo fatti. Ebbene − chiedono i farisei per tutti noi – dove è il regno di Dio? Non in un altro luogo. In effetti, il desiderio infinito che portiamo nel cuore rende qualunque situazione inadeguata, qualunque rapporto non ancora sufficiente; per questo siamo tentati di pensare che la felicità richieda sempre un cambiamento di luogo e di persone: ma il regno di Dio non è in nessun altrove.
Quando? − faranno eco alla fine i discepoli (Lc 21, 7). In effetti, l’imperfezione del tempo presente, l’insoddisfazione per l’adesso si tramuta facilmente in tensione verso un futuro, verso una terra promessa da raggiungere in un altro tempo; oppure l’ingiustizia di oggi rischia di essere tollerata nell’attesa di una retribuzione post mortem. Ma ecco, il regno dei cieli non è neanche di alcun domani. Esso è qui ed ora, hic et nunc: è in mezzo a noi.
Ma come è possibile affermare che la felicità e la pienezza di vita appartengano a questo mondo? L’esperienza quotidiana non sembra smentirlo continuamente? Tutto dipende dal comprendere in cosa consista questo regno di Dio. Se esso è assenza di calamità, di malattie e di morte, evidentemente il regno di Dio non è della vita su questa terra. Non lo è altrettanto qualora sia assenza di ingiustizie, di oppressioni, di malvagità. Se tuttavia è solo amore, allora può ben essere già in mezzo a noi: l’amore infatti è servizio silenzioso, realizzato nel nascondimento; le contrarietà possono farlo soffrire, ma non desistere: anzi, proprio nelle persecuzioni l’amore fa mostra della sua natura, di assoluta gratuità, vampa di fuoco forte come la morte (Ct 8,6; Rm 8,35-39).