«Non abbiate paura: valete più di molti passeri!» «Nolīte timēre; multis passerĭbus pluris estis»
Venerdì 16 ottobre – XXVIII settimana del tempo ordinario – Lc 12, 1-7
In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!»
Il commento di Massimiliano Zupi
Il brano di oggi comincia con una scena che stupisce e turba: le persone al seguito di Gesù si calpestano a vicenda! È un comportamento che ci aspetteremmo piuttosto dai nemici o dagli indemoniati. In effetti, subito dopo Gesù mette in guardia dal «lievito dei farisei». Questo spirito maligno, evidentemente, attecchisce nel cuore di tutti, a cominciare dai discepoli: essere discepoli non vuol dire esserne preservati, quanto piuttosto essere chiamati a combatterlo. Ma cos’è questo «lievito dei farisei»? E come lo si combatte?
In prima battuta, Gesù lo definisce «ipocrisia». Significa mostrare qualcosa ed essere altro: come spiega subito dopo, è una sorta di schizofrenia tra vita pubblica e privata, tra ciò che mostriamo e ciò che siamo, tra esterno ed interno. È una doppiezza perniciosa, che porta a preoccuparsi solo del corpo, del proprio aspetto, e a trascurare il cuore. Ma qual è la radice di un simile male? La paura di essere giudicati dagli altri come brutti, non adeguati. Ecco perché la cura offerta da Gesù è l’annuncio dell’amore di Dio: noi valiamo ai suoi occhi, ci stima, non perché irreprensibili (Fil 3,6), senza peccato (Gv 8,7), ma perché ci ama (Is 43,4). Se ci percepiamo amati, smetteremo di avere paura di non essere accettati: smetteremo di preoccuparci dell’esterno, e nel nostro cuore, quanto più ci sentiremo rivestiti di misericordia e di perdono, altrettanto cresceremo in dolcezza e mitezza (Mt 11,29).