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“Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te”

«Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo»
«Haec est autem vita aeterna, ut cognōscant te solum verum Deum et, quem misīsti, Iesum Christum»

Settima Settimana di Pasqua – Gv 17,1-11

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.

Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.

Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».

Il commento di Massimiliano Zupi

Come l’unico motivo di paura e di malattia − origine di tutte le altre paure, schiavitù e paralisi − è la morte (1 Cor 15,26. 56), così l’unico autentico desiderio, comune a tutti gli uomini sebbene irrealizzabile, è l’immortalità. Ebbene, Gesù annuncia che egli ha il potere di dare la vita eterna a tutti gli uomini. Spiega però in cosa consista la vita eterna: non nel non morire, bensì nel conoscere il Padre ed il Figlio.

A prima vista, sembra un’assurdità. Tuttavia immaginiamo di poter realizzare ciò che in realtà è irrealizzabile: immaginiamo di trovare l’elisir dell’immortalità. Saremmo davvero felici? O non piuttosto angosciati dalla prospettiva di dover portare per sempre i pesi e i dolori della vita? In effetti, la bella notizia è avere non tanto una vita che non finisca, quanto piuttosto una vita che fiorisca. Ecco allora che la vita eterna che desideriamo è proprio la conoscenza del Padre e del Figlio: ovvero il fare esperienza del loro amore. Qui conoscenza infatti è sinonimo di esperienza: non una conoscenza intellettuale, bensì una compenetrazione di intelligenza ed affettività, un intreccio di vita e pensiero.

La vita eterna è già ora: nella misura in cui li incontriamo e ci immergiamo nella loro vita, là dove tutto è dono ricevuto ed offerto, ed in questa reciprocità d’amore scopriamo una sorgente d’acqua che nel suo zampillare percepiamo non possa esaurirsi (Gv 4,1), roveto ardente che quanto più arde tanto meno si consuma (Es 3,2).

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