Non potete servire Dio e la ricchezza

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«Non potete servire Dio e la ricchezza» «Non potestis Deo servīre et mammōnae»

Sabato 7 novembre – XXXI settimana del tempo ordinario – Lc 16, 9-15

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

Il commento di Massimiliano Zupi

Nella precedente parabola, l’amministratore disonesto era stato lodato perché si era servito dell’iniqua ricchezza con scaltrezza (v.8). Ora invece Dio e la ricchezza vengono contrapposti in modo reciso. In verità, però, non si tratta di un cambio di valutazione. Nella parabola, infatti, l’amministratore si serve della ricchezza (in latino si sarebbe usato il verbo utor): la ricchezza è lo strumento a sua disposizione utilizzato per raggiungere un altro fine, quello di avviare un’economia del dono e dell’accoglienza. Adesso invece Gesù afferma che non si può servire Dio e la ricchezza insieme: l’italiano ed il latino servire traducono il greco duléuein. Dûlos è lo schiavo, colui la cui vita appartiene al padrone.

Ecco dunque la dicotomia, il bivio: il nostro cuore, la nostra vita, il fine delle nostre azioni o è rivolto a Dio o alla ricchezza. Si tratta di un’alternativa, di una disgiunzione, perché una via esclude l’altra, essendo opposta all’altra (Dt 30,15; Sal 1,1-2). Da una parte, l’economia di Dio: è la logica del dono, del servizio, dell’ospitalità offerta e ricevuta. Dall’altra, l’economia del mondo, di satana: è la logica del possesso, del dominio, della sopraffazione e dell’asservimento. In cosa cerco vita? Nell’avere o nel donare? Nel potere o nel servire? Nell’apparire o nel nascondi-mento? Chi è il padrone della mia vita? La paura della morte o il Padre della vita? Qual è il mio nome? Despota potente o figlio amato?

Manuela Petrini: