«Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite».
«Tunc coepit exprobāre civitatĭbus, in quibus factae sunt plurĭmae virtūtes eius, quia non egissent paenitentĭam».
XV Settimana del Tempo Ordinario – Mt 11,20-24
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
Il commento di Massimiliano Zupi
Convertirsi significa, etimologicamente, volgersi (dal latino, -vertĕre) con tutta la persona (in latino, cum-) verso Gesù: avere lui come verso-dove, come mèta, come oggetto del nostro desiderio e del nostro sguardo; significa essere orientati verso di
lui: in latino, orīri, ovvero, letteralmente, alzarsi in piedi e camminare in direzione di lui, nostro orizzonte, sole che per noi sorge dall’alto (Lc 1,78).
Convertirsi dunque vuol dire anche, semplicemente, avere con lui la relazione prima e fondante tutte le altre. Gesù ci rimprovera di non convertirci abbastanza, sempre troppo poco e distrattamente, malgrado tutti i prodigi che egli compie nella nostra vita.
Quali prodigi? Alcuni sono universali: il fatto che esistiamo e siamo vivi; la natura intorno a noi e sopra di noi. Le prove dell’esistenza di Dio non sono di ordine anzitutto razionale; più che prove, sono in effetti evidenze emotive: come non percepire la presenza di Dio nell’esperienza della vita in noi e fuori di noi (Sal 19/18,2-7; Sap 13,1-5; Rm 1,20)?
Giustamente possiamo venire rimproverati, se i nostri sensi sono ottusi ed arriviamo a non credere in Dio o comunque a dimenticarcene.
Ci sono poi i prodigi particolari: sono le vicende dell’esistenza personale di ciascuno. In fondo, ogni storia personale è ricca di segni e tracce degli interventi di Dio, del suo viverci a fianco: in questo senso, convertirsi è anche solo imparare a decifrare la presenza di Dio nella propria storia, così da rintracciare in essa la ricerca appassionata di Dio rivolta a noi, ancor prima che la nostra di lui.