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Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere

«Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere» «Haec autem ex inopĭa sua omnem victum suum, quem habēbat, misit»

Lunedì 23 novembre – XXXIV settimana del tempo ordinario – Lc 21, 1-4

In quel tempo, Gesù alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

Il commento di Massimiliano Zupi

I ricchi, che gettano le loro offerte nel tempio, sono icona di quegli scribi dai quali nei versetti appena precedenti Gesù ha raccomandato di guardarsi (Lc 20,46-47): tutto ciò che compiono, anche quello che apparentemente è più devoto, come sedere nelle sinagoghe o versare appunto le offerte nel tesoro del tempio, è sgradito a Dio, lo offende. Ogni loro azione infatti ha lo scopo di onorare non Dio, bensì il proprio io. Si può persino predicare bene e scrivere commenti al Vangelo spiritualmente utili, ed agire in verità per orgoglio, per ottenere motivi di gloria. È come una gran fame: tutto diventa oggetto di rapina, strumento per sfamarsi. È la tentazione diabolica per eccellenza: diventare come Dio (Gn 3,5), nel senso di avere tutti ai propri piedi (Lc 4,7).

La povera vedova, all’opposto, è icona del vangelo, di Gesù stesso: si nasconde, fino a passare inosservata (Mc 4,26-27), anzi ad essere giudicata brutta (Is 53,2-3); non ha denaro da guadagnare né da offrire (At 3,6): tutto è ricevuto come dono e tutto è offerto in dono. La gratuità, in effetti, è il segno più eloquente e più credibile per annunciare il vangelo: fare e dare gratis significa non cercare il proprio interesse (1 Cor 13,5), ma davvero dare sé stessi per amore del prossimo e del Signore. Sono due logiche semplicemente inconciliabili: agli occhi del mondo, appaiono belli gli scribi, con le loro lunghe vesti; allo sguardo di Dio, è bella questa povera vedova, come anche, pochi giorni dopo, il Figlio dell’uomo appeso ad una croce (Sal 45/44,3). Chi è bello? Dov’è vita? Dove morte? In colui che si impone, o in chi s’offre? In chi è ammirato, o in chi si umilia? In chi si conserva, o in chi si perde? In chi è ricco di sé, o in chi è povero di sé?

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