“D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”

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«L’anima mia magnifica il Signore»
«Magnifĭcat anĭma mea Domĭnum»

Novena di Natale – Lc 1,46-55

In quel tempo Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me
l’Onnipotente e Santo è il suo nome;

di generazione in generazione
la sua misericordia per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre”.

Il commento di Massimiliano Zupi

Maria è stata appena proclamata beata da sua cugina Elisabetta (Lc 1,45): una prima persona ha riconosciuto il prodigio che è avvenuto in lei, diventata madre del proprio Creatore, figlia di suo figlio. Maria adesso è consapevole di essere la benedetta fra le donne (Lc 1,42): da questa consapevolezza nasce il canto del Magnifĭcat. Magnifĭcat in latino letteralmente significa fa grande.

È incredibile: la coscienza di essere la madre del Signore non gonfia d’orgoglio la vergine di Nàzaret, non la insuperbisce, non la fa sentire potente e regina; al contrario, si riconosce piccola, tapina, umile, povera, affamata: “Sua serva”. È davvero Regina! Anzitutto, il suo sguardo, distolto da sé, è tutto rivolto al suo Dio: egli solo è grande, «Deus meus et omnĭa», «mio Dio e mio tutto».

Ma, a sua volta, la grandezza di Dio si rivela nel suo guardare agli umili, nel suo ricordarsi dei dimenticati, nel suo abbassarsi fino ai piccoli: la sua grandezza è l’amore, misericordia che accondiscende e fa grazia ai miseri. Dio è grande perché per amore si fa piccolo, embrione nel ventre di una donna: così può raggiungere tutti senza far paura a nessuno; così può farsi pane e servo di tutti (Mc 10,45).

Dio è Dio proprio per questo suo farsi piccolo: da allora in poi, per questo i piccoli sono fatti grandi, gli oppressi liberi, gli affamati sazi. Dalla nascita di Cristo, nulla è cambiato nel corso della storia: il suo senso, però, il suo significato è trasformato. Chi è davvero grande? Chi è libero? Chi è veramente sazio?

Massimiliano Zupi: