«Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta»
«Generatĭo mala et adultĕra signum requīrit, et signum non dabĭtur ei nisi signum Ionae prophētae»
XVI Settimana del Tempo Ordinario – Mt 12,38-42
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta.
Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce (Gio 2,1), così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono (Gio 3,5-9). Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone (1 Re 10,1-3). Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».
Commento di Massimiliano Zupi
Il segno è qualunque realtà, oggetto od azione, utilizzata per indicarne un’altra. Il significato che assume però dipende dalle aspettative di chi lo riceve: ad esempio, un anello per un re è simbolo di dominio e di potere, per una sposa invece di appartenenza e di fedeltà. Con quale aspettativa dunque scribi e farisei chiedono un segno da Gesù? Allo scopo di verificare che egli sia davvero il Messia che attendono: il liberatore e dominatore dei popoli, più forte di tutti. Per questo Gesù li definisce «generazione malvagia e adultera»: «malvagia», perché intendono il Regno
di Dio come supremazia ed oppressione; «adultera», perché non sono interessati ad una relazione sponsale con Dio.
Gesù non può e non vuole dare altro segno che l’unico adeguato a dire la sua identità: il segno di Giona. Come Giona infatti venne inviato a Nìnive per portarvi la misericordia di Dio (Gio 3,10), così il Figlio è inviato nel mondo per annunciare la buona novella: l’amore incondizionato di Dio, la sua grazia di cui vuole che ogni creatura sia piena (Lc 4,19). E come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre di un grosso pesce (Gio 2,1), così il Crocifisso nel cuore della terra, nel sepolcro: sulla croce manifesterà la sua potenza (1 Cor 1,18), che non schiaccia nessuno, ma prende su di sé il male senza condannare (Gv 1,29; 3,17); la croce sarà il suo trono, dal quale dominerà la terra facendosi servo di tutti (Mc 10,45). Chi, nella vita e nella morte in croce di Gesù, riconosce l’anello con il quale Dio ci confessa la sua fedeltà incancellabile (2 Tm 2,13), non ha bisogno di altro: già è entrato nel Regno, già ha aperto la porta allo Sposo che viene (Ap 3,20).