«Io vi dico di non opporvi al malvagio» «Ego autem dico vobis: Non resistĕre malo»
Lunedì 15 giugno XI Settimana del tempo ordinario – Mt 5, 38-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete in-teso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente (Es 21, 24; Lv 24,20; Dt 19,21). Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pòrgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».
Il commento di Massimiliano Zupi
Istintivamente, per riparare alle offese subite, gli uomini ricorrono alla vendetta: è la logica del più forte, il quale afferma la propria potenza reduplicando il male subito. La civiltà poi educa a sostituire la vendetta con la giustizia: chi compie il male viene punito, ma senza infierire; in origine, occhio per occhio e dente per dente; quindi la pena è stata trasformata in carcere, detenzione che infine, in tempi recenti, almeno idealmente, dovrebbe essere rieducativa. Ebbene, il vangelo propone una giustizia altra: essa consiste nel non opporsi al male! «Non rendete a nessuno male per male» (Rm 12,17). Ovviamente non per debolezza, né per omertà o quieto vivere: bensì per amore.
È la follia della croce. Come vincere il male? Amando i persecutori e prendendo su di sé il loro male. Giustizia non è affermare la propria forza: percuotere chi mi percuote. Né è far valere i propri diritti: difendersi in tribunale da chi mi accusa ingiustamente. Quella del vangelo è una giustizia eccessiva (Mt 5,20): generosità di chi lascia anche il mantello a chi chiede la tunica; gratuità di chi accompagna per due miglia colui che avrebbe voluto con la forza essere accompagnato per un solo miglio; assenza di calcoli propria del dare senza rendiconto, del prestare senza garanzie. La giustizia del vangelo è misericordia (Sal 85/84,11): amare il peccatore e dimostrarglielo prendendo su di sé le conseguenze del suo peccato, senza restituirglielo né tanto meno condannandolo. E questo non per amore della sofferenza: bensì per-ché nella croce si è imparato a riconoscere la vera forza (1 Cor 1, 18) e l’autentica sorgente di vita. «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21).