«Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci»
«Simĭle est regnum caelōrum sagēnae missae in mare et ex omni genĕre congreganti»
XVII Settimana del Tempo Ordinario – Mt 13,47-53
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là.
Il commento di Massimiliano Zupi
Una rete si trova all’inizio e alla fine dei Vangeli. All’inizio del Vangelo di Luca, la chiamata dei primi discepoli è il frutto di una pesca tanto miracolosa che le reti quasi si rompevano e le barche quasi affondavano (Lc 5,6-7). Nell’ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni, Gesù appare ai suoi e compie un’altra pesca miracolosa: ancora una volta, la rete è così piena che non riuscivano a tirarla su (Gv 21,6). I pesci erano centocinquantatré, precisa l’evangelista (Gv 21,11): il numero di tutte le specie di pesci allora conosciute.
Anche ora, al centro del Vangelo di Matteo, la rete raccoglie tutti i generi di pesci: buoni e cattivi, grandi e piccoli. La Chiesa è questa barca: lancia la rete della Parola e tenta di pescare tutti gli uomini, di salvarli dall’abisso facendo loro incontrare Gesù. La tentazione però è sempre di aspettarsi che la Chiesa sia perfetta, pura, senza macchia. La Chiesa invece è composta da tutti i tipi di pesci: ci sono anche i cattivi. Sono loro che ritardano il regno? Forse è tutto il contrario: sono loro che lo affrettano, invitando ad amare come Dio ama, incondizionatamente.
C’è un parente non amabile, un amico insopportabile? A noi viene di condannarlo, scacciarlo, allontanarlo: perché il male che è nel prossimo fa uscire allo scoperto tutto il male che alberga dentro di noi! Come combatterlo? Educandoci alla pazienza, alla misericordia, alla benevolenza (Rm 12,10-19; 1 Pt 3,8-9; Gc 1,2-4; 5,7-11). I pesci cattivi servono a far fuoriuscire il male che è dentro di noi e a guarirlo con l’amore (Rm 12,21). C’è altra medicina, del resto, per salvare tutti i centocinquantatré pesci?
Ciascuno è sia pescatore che pesce: proprio quando diventiamo pescatori, ci accorgiamo di essere noi stessi pesci bisognosi di essere salvati. Il male che è nell’altro serve a farci finalmente vedere il male che è in noi e a guarirlo amando l’altro nella sua non amabilità. Proprio attraverso l’opposizione del male, l’amore si diffonde (Rm 5,20), fino a quando sarà tutto in tutti (1 Cor 15,28).