Guai a voi, farisei. Guai anche a voi, dottori della Legge

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«Guai a voi, farisei […] Guai anche a voi, dottori della Legge» «Vae vobis pharisaeis […] Et vobis legis perītis: Vae»

Mercoledì 14 ottobre – XXVIII settimana del tempo ordinario – Lc 11, 42-46

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

Il commento di Massimiliano Zupi

Il guaio dei farisei, il male che si riversa su di loro, è dovuto al fatto che mettono sé stessi al centro: fanno tutto per essere lodati, per potersi vantare e gonfiare. Si considerano superiori agli altri; fanno ombra e non sopportano che qualcun altro proietti la propria su di loro. In una parola, non amano, perché amare significa elevare l’amato al di sopra di sé, farlo crescere (Gv 3,30), svuotarsi per servirlo; e non consentono di essere amati, perché per essere amati è necessario mostrarsi nel bisogno, piccoli e deboli. Per questo sono come sepolcri: senza amore, dentro di loro v’è solo morte.

Una maledizione analoga ricade anche sui dottori della Legge: perché anch’essi sono al di fuori dell’amore. Conoscono Dio, ma, come i demòni (Lc 4,34), non lo amano. Sanno che cosa occorrerebbe fare per entrare nel regno dei cieli, ma poi non lo fanno. Restano spettatori, dall’esterno: amare invece significa coinvolgersi pienamente, incarnarsi, mettersi in gioco.

Dio è amore proprio perché ama in questo modo: si coinvolge con le sue creature, si mette in gioco, fino a farsi uomo; si lascia amare, offrendosi come neonato indifeso; ama, svuotandosi fino a morire (Fil 2,7-8), per riempirci del suo Spirito ed elevarci al cielo.

Massimiliano Zupi: