«Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro» «Verumtămen, quae insunt, date eleemos nam, et ecce omnĭa munda sunt vobis»
Martedì 13 XXVIII Settimana del Tempo ordinario – Lc 11, 37-41
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
Il commento di Massimiliano Zupi
I farisei hanno cura di pulire bene l’esterno: in questo modo possono apparire belli agli occhi di tutti. Noi oggi comprendiamo bene la loro preoccupazione: anche la nostra società, infatti, è massimamente attenta all’aspetto esteriore. L’importante è avere un bel look: abiti, acconciature, dominio di un estetismo fisico, al quale si associa il culto per il successo, con reality show nei quali siamo invitati ad identificarci con protagonisti in concorrenza tra di loro per arrivare primi.
«Stolti», rimprovera senza mezzi termini Gesù i farisei, che nella pericope parallela nel Vangelo di Matteo definisce «sepolcri imbiancati» (Mt 23,27). In quella bellezza, in quel successo, in quella purezza, religiosa o atea, ovvero in quel sentirsi i migliori, c’è vita? O non piuttosto solitudine, vuoto, labile apparenza? Gesù esorta a seguire una via alternativa: preoccuparsi del proprio interno. Ma come fare per pulirlo? Offrendolo in elemosina.
Dare tutto sé stessi a chi ci stia accanto: ascoltare i suoi bisogni, mettere al centro lui e non noi, prendersene cura. Non si tratta di moralismo, di fare i bravi, bensì della via per crescere in quella bellezza consistente che è la vita stessa di Dio. È stolto preoccuparsi di avere un bell’aspetto, di raggiungere il successo, o di es-sere giusti e pii: invecchiamo, siamo fragili, peccatori. L’amore però copre una moltitudine di peccati (1 Pt 4,8): rende nuove tutte le cose (2 Cor 5,17; Ap 21,5), piene di vita e di luce.