«Vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo»
«Dispergamĭni unusquisque in proprĭa et me solum relinquātis»
Settima Settimana di Pasqua – Gv 16,29-33
In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio». Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
Il commento di Massimiliano Zupi
Gesù si rivolge a tutti: siamo tutti peccatori (Rm 3,23), rinnegatori come Pietro (Gv 18,17.25-27), traditori come Giuda (Gv 18,2-3); adulteri come la Maddalena (Lc 7,37; 8,2), pubblicani come Matteo (Mt 9,9), farisei come Simone (Lc 7,36.40). Ma il peccato che è in noi deve uscire fuori: come il pus da una ferita, perché finalmente venga disinfettata e guarisca. La mistura di acqua e sale che ci guarisce è l’amore di Gesù, che ci accoglie così come siamo (Rm 5,6.8), fedele in ogni nostra infedeltà (2 Tm 2,13).
Dobbiamo passare tutti per la dispersione del figliol prodigo (Lc 15,12-16): ci allontaniamo dalla casa paterna, per costruircene una nostra, in competizione con quella. Quando poi avremo toccato con mano il fallimento; quando staremo male e piangeremo; quando avremo sbattuto contro il muro e saremo caduti; quando, bisognosi di tutto, saremo come bambini: allora potremo gettarci tra le braccia del Padre. Il Padre sta sulla soglia, anzi sta già fuori della porta e attende quell’ora (Lc 15,20): quella in cui, come bimbi piccoli, torneremo a lui e scopriremo la nostra identità di figli.