«Che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita» «Ne forte graventur corda vestra in crapŭla et ebrietāte et curis huius vitae»
Sabato 28 novembre – XXXIV Settimana del tempo ordinario – Lc 21, 34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Il commento di Massimiliano Zupi
La vita è generazione: non è acqua stagnante, ma sorgente zampillante (Gv 4,14), che sgorga leggera. La freschezza però sembra appannaggio solo dei bambini; il cuore degli adulti invece è spesso appesantito, ingrigito, bradicardico (Lc 24,25). Anzitutto, a causa di dissipazioni ed ubriachezze, emblema della giovinezza: l’obiettivo della vita è divertirsi, andare in vacanza, godere di agi e comodità; ricerca costante di piaceri, di soddisfazione dei propri bisogni, caccia di emozioni: vita solo al presente, senza passato né futuro.
Poi ci sono gli affanni della vita, caratteristici dell’età adulta: mille occupazioni fanno vivere il tempo come corsa costante; tutte le energie sono spese per fare soldi o raggiungere comunque gli obiettivi prefissati: le cose per le quali ci diamo molto da fare sono gli idoli che serviamo e ai quali sacrifichiamo le nostre vite. E la terza età? Oggi rischia di essere la grande assente, camuffata tutt’al più da nuova ed eterna giovinezza. Ma proprio l’infanzia, con la sua vitalità, e la vecchiaia, con la sua magnanimità, sono le età che dovrebbero orientare e guidare l’esistenza.
Ora, come non cadere in questi lacci? In ubriachezze e dissipazioni, o affanni e preoccupazioni? Andando, come il popolo, al tempio di buon mattino ad ascoltare Gesù (Lc 21,38): l’ascolto quotidiano della sua Parola è acqua che ci rinfresca e ci tiene svegli, come bambini; la custodia della sua Parola nei nostri cuori è forza e dolcezza che ci dà pace, come buoni vecchi. Si potrà allora infine imparare anche a vegliare con il Signore, la notte, sul monte degli Ulivi, senza addormentarsi (Lc 22,45), ed arrivare a pronunciare con lui il nostro «Pater, non mea voluntas sed tua fiat», «Padre, non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42), o con Maria il «fiat mihi secundum verbum tuum», «avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38): ed entrare così nel giorno che non finisce, nella nuova creazione (2 Cor 5,17).