«Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo» «Videbĭtis caelum apertum et angĕlos Dei ascendentes e descendentes supra Filĭum homĭnis»
Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele – Gv 1, 47-51
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere (Gn 28,12) sopra il Figlio dell’uomo».
Il commento di Massimiliano Zupi
L’uomo abita sulla terra, ma vorrebbe dimorare nei cieli; cammina sul suolo, ma sogna di volare nell’aria. Propria dell’essere umano infatti è l’esigenza di trascendere sé stesso, di oltrepassarsi, di superarsi: aspira all’oltre, all’infinito; intuisce che solo nell’altro da sé trova sé stesso. La consapevolezza di andare inesorabilmente incontro alla morte, anziché rinchiuderlo nello spazio angusto dell’esistenza terrena, da sempre lo spinge a desiderare un aldilà. In questo senso, il desiderio di Dio è inscritto nel cuore degli uomini.
Tuttavia il cielo è chiuso: resta irraggiungibile, mentre la morte sembra mettere a tacere ogni speranza. Perché il cielo si apra, occorre che una parola infranga il silenzio della morte: una parola che venga dai cieli e non dalla terra, da Dio e non dall’uomo. Questa parola è annunciata da sempre dagli angeli: secondo il significato del vocabolo greco, gli annunciatori di una parola appunto.
Gli angeli però possono aprire la porta del cielo solo per alcuni istanti. Occorreva un altro, superiore agli angeli, che aprisse la porta in modo che non si chiudesse più: Gesù, la Parola di Dio fatta carne. Egli stesso è la porta del cielo sempre aperta, è la Parola di Dio rivolta in modo permanente agli uomini: è il «sì» definitivo di Dio all’uomo (2 Cor 1,19-20).
Dio si è fatto carne, affinché i nostri corpi fossero riempiti di Spirito; è sceso sulla terra, affinché noi ascendessimo al cielo; si è lasciato inchiodare alla croce, affinché fossimo liberati dai pesi che ci tenevano prigionieri a terra (Col 2,14); è stato muto come pecora davanti ai suoi tosatori (Is 53,7), affinché le nostre labbra si aprissero al canto di pentimento e di ringraziamento; si è fatto uomo, affinché il cielo scendesse sulla terra.