«Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore»
«Omnis, qui vidĕrit muliĕrem ad concupiscendum eam, iam moechātus est eam in corde suo»
X Settimana del Tempo Ordinario – Mt 5,27-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio (Es 20,14; Dt 5, 18). Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio” (Dt 24,1). Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».
Il commento di Massimiliano Zupi
Nel Decalogo, l’adulterio era condannato. Ora però, con il vangelo, si passa dalla condanna dell’azione alla condanna dell’intenzione: basta anche solo guardare una donna con desiderio, per avere già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Ma, allora, chi si salverà? Come scrive san Paolo ai Corinzi, siamo infatti fragili come vasi di creta (2 Cor 4,7). Arrivare ad avere un cuore puro è un obiettivo auspicabile: ma come fare fintanto che in noi abita anche il peccato? È la stessa cosa che avviene con la preghiera: vorremmo amare il Signore con tutto il cuore, avere slanci mistici durante la preghiera; ma sperimentiamo anche distrazione ed aridità.
Cosa fare? Semplicemente desiderare la santità e riconoscere con umiltà la propria fragilità. Certamente sorprenderemo il nostro occhio a desiderare un’altra donna: ancora una volta, che cosa fare? Riconoscerlo e dispiacersene. La custodia del cuore e la lotta contro il Maligno, certo, è fatta di prudenza e vigilanza (1 Pt 5, 8): ma l’arma principale resta un cuore umile e contrito (Sal 51/50,19) . L’umiltà è quel vaso di creta nel quale risplende il tesoro di Dio che è nel nostro cuore (2 Cor 4,7).