«Ecco mia madre e i miei fratelli!»
«Ecce mater mea et fratres mei»
XVI Settimana del Tempo Ordinario – Mt 12,46-50
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».
La sezione del Vangelo di Matteo nella quale si discute sull’autorità e l’identità di Gesù (Mt 11-12), si conclude con la rivelazione della nostra identità. In effetti, non è possibile sapere nulla su nessuno, se non grazie alla consapevolezza che abbiamo di noi stessi e alla nostra relazione con lui. Rispondere alla domanda: «Chi è Gesù?», è possibile solo nella forma: «Chi è Gesù per me?», e quindi: «Chi sono io?». Una conoscenza neutra ed impersonale è un’illusione: ogni conoscenza è personale e relazionale, comporta un coinvolgimento esistenziale. Conoscere significa sempre fare esperienza: la conoscenza di un altro modifica la conoscenza di sé stessi. Chi è dunque Gesù? Ovviamente, si può rispondere in molti modi: è il Figlio di Dio, è un profeta, è un impostore, ecc. Ogni risposta riflette l’identità di chi la formula. Ma Gesù che cosa dice di sé stesso? «Ecco mia madre e i miei fratelli!». Se gli siamo fratelli, comprendiamo chi siamo noi e chi sia lui: figli del Padre che è nei cieli, che tutto ha portato all’esistenza e tutto mantiene in essere, amante della vita (Is 42,5; 45,18; Ne 9,6; Sap 11, 24-26).
Ma per arrivare a questa conoscenza, per esserci fratello, dobbiamo essergli madre: dobbiamo generarlo nella nostra vita. Com’è possibile? È la medesima domanda che Maria rivolse all’angelo (Lc 1,34). La generazione del Figlio di Dio ci è possibile in maniera analoga a come lo fu a lei: se cioè ascoltiamo la Parola e le obbediamo (Lc 1,38), ovvero se viviamo secondo la Parola di Dio, lasciandoci plasmare e formare da essa. Allora Gesù si fa presenza nella nostra carne: diventiamo suo corpo (1 Cor 12,27)! La conoscenza è propriamente una forma di generazione: è conascenza! Siamo generati da ciò che conosciamo, e che a nostra volta generiamo. Generazione reciproca: perché conoscere è sempre una forma di comunione, è divenire una cosa sola (Gv 17, 20-23).