«Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato»
«Qui recĭpit vos, me recĭpit; et, qui me recĭpit, recĭpit eum, qui me misit»
XV settimana del tempo ordinario – Mt 10, 34-11,1
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a se-parare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa (Mi 7,6). Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predi-care nelle loro città.
Il Commento di Massimiliano Zupi
Chi è l’uomo? Bestia o angelo? Dannato o salvato? L’uomo non è determinato: diventa piuttosto ciò che accoglie. Lo stesso Dio, per salvarlo, ha dovuto trovare il modo di farsi accogliere: anzitutto si è fatto carne (Gv 1,14); di più, si è fatto neonato (Lc 2,7): chi infatti non accoglierebbe un infante? Quindi si è fatto pane (Mt 26,26), affinché fosse distribuito tra le nostre mani; infine, corpo crocifisso, per venire ad abitare là dove tutti sa-remo di casa: nel sepolcro (Mt 27,59-60).
Amare qualcuno significa trovare il modo di farsi accogliere: di far breccia nel suo cuore. La via del vangelo è di farsi piccoli, indifesi: non fare paura; al contrario, suscitare il desiderio di proteggere, di curare (Lc 2,28). In questo modo l’amore insegna ad amare: non fa ombra a nessuno, ma tutti promuove ed eleva, rendendoli adulti, responsabili e capaci di cura. Non tanto accogliere l’altro, quanto farsi accogliere: pedagogia davvero divina, che libera le energie d’amore nell’amato e, letteralmente, lo fa nascere, lo crea, lo rende creatura nuova e viva.