«Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me»
«Qui accĭpit, si quis misĕro, me accĭpit»
Quarta Settimana di Pasqua – Gv 13,16-20
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno (Sal 41/40,10). Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Il commento di Massimiliano Zupi
Siamo all’inizio del Libro della Passione nel Vangelo di Giovanni. Gesù ha appena lavato i piedi ai suoi discepoli (v.5). Ora, nei racconti dell’ultima cena, il principale coprotagonista, accanto a Gesù, è Giuda: è lui l’altro fuoco, l’altro polo, in tensione con Gesù stesso. Da una parte, un buco nero, tenebra che tutto inghiotte: non consegna sé stesso, non si dona, ma consegna l’altro, lo tradisce, perché venga ucciso. Dall’altra parte, una luce che tutto illumina: si effonde, si spreca (Mc 14,4), fino alla fine (Gv 13,1), sui buoni e i cattivi (Mt 5,45). Ora, però, il fatto meraviglioso è che in questa dialettica, in questa lotta tra la tenebra e la luce, Giuda non venga eliminato, cacciato: al contrario, Gesù avrebbe intinto il boccone, lo avrebbe preso e glielo avrebbe dato (Gv 13,26)! La luce si consegna alla notte (Gv 13,30); la tenebra credeva di inghiottire così la luce: in tal modo invece, in verità, è la luce ad illuminare le tenebre. Giuda è uno degli apostoli: è tra quelli mandati da Gesù. Anche di Giuda, dunque, del traditore, Gesù non dice di allontanarlo ed escluderlo: dice di accoglierlo. Perché solo accogliendo Giuda, accogliamo Gesù: non solo Giuda è uno degli apostoli, infatti, ma Gesù ormai è dentro di lui, dopo che gli si è offerto quale boccone da mangiare. Tocchiamo qui il vertice del mistero della salvezza. Cosa fare di fronte al male? Non condannarlo, non distruggerlo: bensì accoglierlo! Affinché ciò che era male, diventi occasione di un bene ancora maggiore. Come già rivelò Giuseppe ai suoi fratelli che avevano tentato di ucciderlo ed infine lo avevano venduto come schiavo: «Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso» (Gn 50,20). Come avrebbe ribadito san Paolo: «Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere […] Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,2021). Ecco l’uomo, l’uomo libero e sovrano, figlio di Dio.