“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”

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«Li rimproverò per la loro incredulità»
«Exprobrāvit incredulitātem illōrum»

Sabato fra l’Ottava di Pasqua – Mc 16,9-15

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

Il commento di Massimiliano Zupi

Gesù rimprovera i discepoli. Il motivo del rimprovero è l’incredulità: gli Undici non hanno creduto che Gesù sia vivo e sia stato visto da alcuni di loro. Restano in lutto ed in pianto: è questo l’atteggiamento che Gesù denuncia e condanna.  C’è un pianto che apre il cuore all’incontro con il Risorto: è quello della Maddalena fuori del sepolcro (Gv 20,11), o di Pietro dopo il rinnegamento (Lc 22,62). Ma c’è anche un pianto che indurisce il cuore, ripiegandolo su sé stesso: è il caso degli Undici, rintanati nel cenacolo. Incontrare il Risorto esige di sollevare lo sguardo: di staccarsi dalle proprie piccole miserie, dal proprio orizzonte sempre troppo angusto. C’è un piccolo io, che non va oltre il proprio ombelico: miopia che non vede al di là di quel che si sente sulla pelle. E c’è un grande io, che si scopre dimenticandosi, mettendosi da parte ed inspirando il respiro ampio di Dio: vivere nella fede e nella speranza significa dare credito a questa realtà più grande del nostro cuore (1 Gv 3,20). C’è un universo immenso, rispetto al quale le nostre preoccupazioni scolorano. C’è la vita eterna, che ci restituisce il senso delle proporzioni e della realtà. C’è Gesù che è vivo ed apre i nostri sepolcri, oltre ogni nostra morte, più forte del nostro peccato (Rm 5,20). Per tutti risuona l’annuncio di san Paolo: «Svégliati, tu che dormi, / risorgi dai morti / e Cristo ti illuminerà» (Ef 5,14). È sorto il sole che viene dall’alto (Lc 2,78): occorre aprire gli occhi alla sua luce per uscire dal buio (Sal 36/35,10). La vita cristiana è sbilanciata verso Dio: è nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Massimiliano Zupi: