Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima

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«Questo è il grande e primo comandamento» «Hoc est magnum et primum mandātum»

Domenica 25 ottobre – XXX settimana del tempo ordinario – Mt 22, 34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente (Dt 6,5). Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso (Lv 19,18). Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Il commento di Massimiliano Zupi

Amare Dio è il «primo» comandamento. Vuol dire che è la condizione di qualunque altro: non si può amare altri, se non si ama prima Dio; senza Dio, infatti, l’amore diventa una gabbia asfissiante od una pretesa impossibile ad essere soddisfatta. L’amore per Dio è la sorgente di ogni altro amore: da lì discende una capacità d’amore liberante, perché gioisce della crescita dell’amato (Gv 3,30), e misericordiosa, perché tutto copre e nulla pretende per sé (1 Cor 13,7).

Amare Dio significa aver trovato l’albero di cui essere foglia e frutto (Lc 23,31): è bello condividere la propria vita con altre foglie e frutti, ma solo l’albero è la linfa e la solidità per tutti. Amare Dio significa aver trovato casa: è bello poter accogliere ed ospitare tanti altri, e a propria volta essere accolti ed ospitati, ma solo lui è la casa per tutti. Amare Dio significa aver trovato sé stessi: tutti gli altri contribuiscono a formare la nostra persona, ma solo lui è la nostra roccia, il Padre nostro.

Per questo, amare Dio è anche il comandamento «grande»: dilata il respiro, lo libera da ogni affanno e meschinità. Solleva il nostro sguardo, amplia il nostro orizzonte: tutto il resto, ogni altra relazione d’amore, può essere vissuta con gioia, con libertà, con forza, perché inserita in qualcosa di più grande che tutte le contiene. Si diventa allora figli di Dio, figli del Re: ed è possibile amare più che essere amati, perdonare più che giudicare (Lc 6,37), donare più che esigere (Lc 6,29-30), servire più che essere serviti (Mc 10,45).

Massimiliano Zupi: