«Amerai il Signore tuo Dio»
«Dilĭges Domĭnum Deum tuum»
Terza Settimana di Quaresima – Venerdì – Mc 12,28-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza (Dt 6,4-5). Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso (Lv 19,18). Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Il commento di Massimiliano Zupi
Amare Dio è il primo comandamento, fondamento e sorgente di tutti gli altri: in esso l’uomo trova sé stesso, la propria gioia e la propria vita. Non solo amare, però, ma amare con tutta la mente: per conoscere di più l’amato, per amarlo sempre meglio; l’attività conoscitiva diventa un’esigenza d’amore. Con tutto il cuore: per desiderarlo, per essere rivolti, sbilanciati verso di lui; la libertà diventa volere ciò che egli vuole. Con tutta la forza: così da impegnare il proprio tempo e le proprie energie, il corpo e la vita intera, per cercarlo e servirlo; essere padroni di sé, possedersi ha senso solo se finalizzato a poter offrirsi interamente a lui.
Tuttavia sapere e desiderare tutto ciò non basta: certo, si è vicini, non si è lontani dal regno di Dio; ciò nondimeno, non si è al suo interno, si sta ancora fuori. Il fatto è che nessun uomo può osservare il primo di tutti i comandamenti: il nostro cuore infatti è un guazzabuglio incostante; l’intelligenza poi è debole e limitata; la carne, infine, ferita dal peccato, fatica a superare l’istinto di possesso. «Nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo», conclude l’evangelista al termine della pericope di oggi. Nel Vangelo di Marco, il primo che avrà di nuovo il coraggio di domandare sarà Giuseppe di Arimatea, per chiedere il corpo di Gesù deposto dalla croce (Mc 15,43). Non solo dunque sapere e desiderare, bensì prendere tra le mani quel corpo, che si è fatto pane, così da essere presi dalle sue mani! Allora sarà finalmente possibile vivere il primo comandamento: ricevere intelligenza per capire le Scritture (Lc 24,27), e trovarvi la croce come chiave di lettura di ogni aspetto dell’esistenza; innamorare il cuore, farlo battere veloce (Lc 24,32), e desiderare solo di fare la sua volontà; spezzare a nostra volta il proprio corpo ed offrirlo (Lc 24,30), farsi strumento nelle sue mani.