«Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»
«Estōte ergo vos perfecti, sicut Pater vester caelēstis perfectus est»
XI Settimana del Tempo Ordinario – Mt 5,43-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo (Lv 19,18) e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Il commento di Massimiliano Zupi
Perfezione, nella lingua sia greca che latina, più che un essere esenti da errori, è sinonimo di compiutezza, di pienezza. Essere perfetti significa avere una vita piena e compiuta; come quella di Dio appunto: significa perciò semplicemente essere come Dio. Ovvero?
Al concetto di perfezione, di pienezza, di compiutezza, siamo abituati ad associare l’idea di un cerchio chiuso, di una pancia piena, di un meccanismo senza difetti. Ora, invece, la perfezione del vangelo è di altra natura: consiste in un’apertura illimitata, in uno svuotamento totale (Fil 2,7), in un’eccedenza smisurata (Mt 5,20). È una perfezione nella quale i conti non tornano: amare chi ci odia; il cerchio non si chiude: augurare vita ai propri nemici. La perfezione di Dio è la misericordia: una compiutezza che ha la forma di un’ulteriorità infinita, una pienezza che è generazione di vita attraverso la donazione di sé. Questa pienezza è nell’ordine del sovrappiù: nell’eccesso consiste la forza del sole, nello spreco la fecondità della pioggia; nell’eccesso e nello spreco la gioia dei figli di Dio.