Gli alieni sono nella mente dell’Esa e della Nasa, che di recente ha ridefinito le caratteristiche dei pianeti esterni al Sistema Solare in grado di ospitare la vita. Secondo un nuovo modello elaborato dagli astronomi americani nel quale sono indicati i parametri in base ai quali i mondi alieni potrebbero essere abitabili. Una ricerca, coordinata dall’Istituto Goddard della Nasa (Giss) e dall’Istituto di tecnologia di Tokyo, pubblicata sull’Astrophysical Journal, che potrebbe aprire nuovi scenari. “Utilizzando un modello che simula più realisticamente le condizioni atmosferiche, abbiamo scoperto un nuovo processo che controlla l’abitabilità degli esopianeti e ci guiderà nell’individuazione dei pianeti candidati per ulteriori studi”, afferma Yuka Fujii, dell’Istituto Goddard della Nasa. Come riporta l’Ansa, i vecchi modelli simulavano condizioni atmosferiche solo in una dimensione, quella verticale. Quello appena elaborato in 3D, invece, permette ai ricercatori di simulare la circolazione dell’atmosfera e le sue caratteristiche. Tutto questo aiuterà gli astronomi a individuare i pianeti potenzialmente abitabili.
L’interesse dell’Esa
Al momento, tuttavia, il nuovo modello riguarda solo i pianeti quasi completamente occupati da oceani. Infatti, un mondo extraterrestre è considerato potenzialmente abitabile se la sua temperatura consente all’acqua di essere presente in superficie allo stato liquido per un tempo sufficientemente lungo a consentire alla vita di prosperare. Agli oceani è interessata anche l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), che parte da quelli nascosti nelle lune ghiacciate di Giove e che potrebbero forse ospitare forme di vita: scoprirlo è il compito della missione Juice (Jupiter ICy moons Explorer) prevista nel 2022.
Gli obiettivi
Come spiega Andrea Accomazzo, responsabile delle operazioni di volo nelle missioni interplanetarie dell’Esa, Juice ha due scopi: “studiare il complesso sistema planetario di Giove e capire se un sistema del genere ha il potenziale per ospitare forme di vita simili a quelle che conosciamo o se le abbia ospitate in passato“. Le tre lune ghiacciate di Giove (Ganimede, Europa e Callisto) potrebbero avere degli oceani sotto la superficie. “La sonda – aggiunge Accomarzo – sarà equipaggiata di camere ad alta risoluzione, altimetri laser, radar per penetrare e misurare la superficie ghiacciata, radio-scienza per capire se ci sono maree, e sensori per studiare il campo magnetico. I nostri strumenti sono anche in grado di capire la composizione chimica dell’atmosfera del pianeta e delle sue Lune”. Quindi conclude: “Con la missione Juice continuiamo la strada già intrapresa con altre importanti missioni come Giotto, Rosetta e Exomars, nell’esplorazione del nostro Sistema Solare, spingendoci verso l’esterno di esso, per cercare di rispondere all’eterna domanda: da dove veniamo e se siamo gli unici”.
Le lune di Giove
Giove possiede un numero talmente alto di satelliti naturali (69), che lo rendono il pianeta con il più grande corteo di lune con orbite ragionevolmente sicure del sistema solare. I più grandi sono stati scoperti nel 1610 da Galileo Galilei e furono i primi oggetti individuati in orbita ad un corpo celeste che non fosse la Terra o il Sole. Dalla fine del XIX secolo sono state scoperte decine di lune di dimensioni minori, che hanno ricevuto i nomi di amanti, conquiste o figlie di Zeus(l’equivalente greco di Giove). Otto dei satelliti di Giove sono definiti satelliti regolari, con orbite prograde, quasi circolari e poco inclinate rispetto al piano equatoriale del pianeta. Questi presentano una forma sferoidale e sarebbero considerati dei pianeti nani se orbitassero direttamente attorno al Sole; gli altri quattro satelliti regolari sono invece più modesti e più vicini al pianeta e costituiscono la sorgente delle polveri che vanno a formare il sistema di anelli del pianeta. Le restanti 54-55 lune sono annoverate tra i satelliti irregolari, le cui orbite, sia prograde sia retrograde, sono poste a una maggiore distanza dal pianeta madre e presentano alti valori di inclinazione ed eccentricità orbitale. Queste lune sono spesso considerati più che altro degli asteroidi (cui spesso assomigliano per dimensioni e composizione) catturati dalla grande gravità del gigante gassoso; di questi, tredici, scoperti tutti abbastanza recentemente, non hanno ancora un nome, mentre per altri quattordici si attende che la loro orbita sia precisamente determinata. Il numero preciso di satelliti non sarà mai quantificato esattamente, perché i frammenti ghiacciati che compongono i suoi anelli possono tecnicamente essere considerati tali; inoltre, a tutt’oggi, l’Unione Astronomica Internazionale non ha voluto porre con precisione una linea arbitraria di distinzione tra satelliti minori e grandi frammenti ghiacciati.