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Anche la Serbia sposa il rigore: via ai tagli di salari e pensioni

Anche la Serbia è entrata nella strada dell’integrazione Ue. E le direttive, per governo e organi rappresentativi, sono sempre le stesse: tagli e austerità per “risanare le finanze, incentivare il settore privato e modernizzare il Paese”. Il Parlamento, al termine di un lungo dibattito in aula protrattosi per oltre 12 ore, ha approvato nella tarda serata di ieri la revisione del bilancio 2014: hanno votato a favore ben 188 deputati sul totale di 250, mentre i contrari sono stati 10. L’approvazione delle misure, in linea con le richieste comunitarie, ha determinato quello che sarà un taglio dei salari di circa il 10%. Non vi saranno riduzioni per il 61% dei pensionati con assegni inferiori ai 25mila dinari, ma ad oltre un milione e 500mila anziani sarà detratto fino al 10% di fondi assistenziali.

“Un anno e mezzo di pazienza e risparmi” è quello che chiede a gran voce il premier Aleksandar Vucic, che è intervenuto in aula prima del voto: “La Serbia – sostiene – uscirà dal tunnel della crisi nel 2016, e registrerà il tasso di crescita più alto in Europa. Abbiamo deciso di tagliare per ridurre la differenza tra ciò che abbiamo guadagnato e quello che spendiamo, per ridurre il nostro debito e incrementare la crescita. Non vi sono alternative”. Il primo ministro ha poi affermato che quest’anno il Pil registrerà un calo tra lo 0,3% e lo 0,4%, soprattutto a causa delle inondazioni di maggio. Mentre il prossimo anno si compenserà con una crescita di circa l’1%

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