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Russiagate, Twitter sospende 200 account sospetti

Briefing a porte chiuse al Congresso per il gigante del social network, Twitter, chiamato in udienza dalle Commissioni intelligence di Camera e Senato per discutere del caso Russiagate. Dopo Facebook, dunque, è toccato al social dei “cinguettii” dare conto del presunto impiego della propria piattaforma da parte della Russia per interferire e condizionare la campagna elettorale degli Stati Uniti. Di fronte agli investigatori si è presentato Colin Crowell, responsabile per le relazioni istituzionali nonché vicepresidente dell’azienda, il quale avrebbe riferito di effettivi impieghi di account fittizi di probabile matrice russa per interferire con le presidenziali degli States. Una rivelazione di non poco conto visto che, negli ultimi mesi, le Commissioni avevano puntato i loro riflettori principalmente sul ruolo giocato dalla piattaforma creata da Zuckerberg.

I numeri

L’udienza privata di Twitter era nell’aria da alcuni giorni, specie dopo il faccia a faccia già avuto da Facebook a Capitol Hill e a seguito dell’annuncio di un’imminente colloquio pubblico, al quale sarà chiamata anche Alphabet. Quello che probabilmente si attendeva meno, era la consistenza dell’impiego della piattaforma social da parte della controparte nell’ambito del Russiagate: secondo quanto riferito in audizione dai rappresentanti dell’azienda, infatti, il canale Russia Today (legato al Cremlino) avrebbe speso qualcosa come 274 mila dollari in pubblicità in tutto il 2016, mettendo in bacheca 1.823 tweet considerati come possibile mezzo per interferire con la campagna elettorale in atto.

Twitter, interferenze costanti

Non accenna quindi a sgonfiarsi l’allarme web correlato al Russiagate. Al termine dell’udienza, Twitter ha annunciato di aver sospeso circa 200 account presumibilmente legati ad entità russe, tra cui tre gestiti dalla tv filo Cremlino Russia Today (Rt), la stessa che ha promosso i 1.823 tweet sediziosi. Va da sé che le rivelazioni del management aziendale hanno allargato i fronti dell’indagine e, senza dubbio, aumentato l’attenzione ai canali di comunicazione social, il cui ruolo sembrerebbe essere decisamente più ampio di quanto si credesse. D’altronde, anche sulla recente polemica fra il presidente Trump e la Nfl, sembra che l’impiego di tweet e post fomentatori sia stata prassi usuale da parte di alcuni troll russi, i quali hanno distribuito hashtag a sostegno di entrambe le fazioni. Il senatore democratico Mark Warner, al termine dell’udienza, si era detto deluso dalla presentazione effettuata dai rappresentanti dell’azienda, la quale avrebbe mostrato “una enorme carenza di comprensione da parte del team di quanto sia seria questa questione, della minaccia che pone alle istituzioni democratiche”. Da parte sua, Twitter ha fatto sapere che “continuerà a collaborare con gli investigatori”: circostanza che, a quanto pare, si concretizzerà a breve e stavolta a porte aperte.

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