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Sanna Marin, premier finlandese “Lavorare meno per lavorare tutti”

Ai tempi del Covid la Finlandia rilancia il lavoro come base da cui ripartire

Il motto è quello di lavorare meno affinché possano lavorare tutti. La giovane premier finlandese, Sanna Marin, torna a sventolare una storica bandiera della socialdemocrazia scandinava (e non solo). Tutto questo in tempi di coronavirus, sotto l’ombra della minaccia che i contraccolpi della pandemia fanno pendere sull’economia e sull’occupazione in giro per il mondo.

Per questo motivo rilancia l’obiettivo di una riduzione dell’orario di lavoro in Finlandia, a parità di salario, dalle attuali 8 ore giornaliere fino a 6: evocando l’auspicio di poter compensare il taglio con una maggiore produttività per convincere i 4 alleati centristi di governo.

La virtù delle ricette Keynesiane secondo la premier finlandese

L’impegno in questa direzione, annunciato un anno fa in occasione del 120esimo anniversario dalla fondazione dell’Sdp, formazione legata alla famiglia dell’internazionale socialista di cui Marin è leader, resta valido, ha detto la premier nel discorso ai “compagni” con cui ha saluto la sua elezione formale ieri a presidente del partito.

Discorso citato oggi dall’Helsinki Times e ripreso fra gli altri dai media del Regno Unito, in una stagione nella quale molti governi – persino quello conservatore britannico del post thatcheriano Boris Johnson – sembrano aver riscoperto (almeno nella retorica dell’emergenza Covid) le virtù delle ricette keynesiane, del welfare, della sanità pubblica, dell’intervento economico dello Stato, dopo anni e anni di predominio della vulgata neoliberale.

“Una visione chiara e una roadmap concreta”

Serve per puntare a una giornata lavorativa più breve e a un miglioramento della qualità della vita dei lavoratori, ha affermato Sanna Marin. “Il traguardo di un accorciamento dell’orario di lavoro non va accantonato e non è in conflitto con quello di assicurare un tasso occupazionale elevato e la solidità dei conti pubblici”, ha aggiunto: a patto d‘impegnarsi, “come società, come aziende e come dipendenti, a incrementare la produttività” secondo un percorso che, “in base ad alcuni studi”, la giornata di sei ore potrebbe addirittura stimolare.

“Ridurre gli orari e migliorare la condizioni di lavoro”

É “un modo per distribuire più equamente le ricchezze”, ha proseguito la neppure 35enne premier finnica. Ha anche accentuato il richiamo agli antichi valori tradizionali della sinistra nordica. Valori che proprio la pandemia, nelle sue parole, contribuisce a far riscoprire secondo “un nuovo punto di vista”. Ha messo in primo piano “la salute, il benessere delle persone che amiamo e il significato delle piccole cose di ogni giorno. Tutto ciò in un momento, destinato probabilmente a durare a lungo”, nel quale “la vita normale cui eravamo abituati ha iniziato a incrinarsi”.

Per alcuni, d’altronde, la bufera è già realtà

L’ultima conferma riecheggia nell’annuncio con cui Finnair, compagnia di bandiera finlandese. Ha fatto sapere giusto oggi di voler procedere a 1000 esuberi, quasi un sesto della sua forza lavoro, sulla scia di altri vettori aerei internazionali. Mille lavoratori in meno, condannati dal congelamento dei viaggi che le restrizioni di confine reimposte in questi giorni dal medesimo governo Marin. Questo forse è il più severo d’Europa di fronte allo spettro d’una seconda ondata di contagi. Qui non potranno prolungare e per i lavoratori ogni ipotetica riduzione d’orario si materializzerà comunque troppo tardi.

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