Nemmeno 24 ore dopo le dichiarazioni di Donald Trump sulla nuova linea strategica degli Usa per l’Afghanistan, torna la paura nel Paese asiatico: un’auto imbottita di esplosivo, infatti, si è scagliata contro un drappello militare a Lashkar Gah, città della provincia di Helmand, nel sud del Paese. L’attacco kamikaze ha provocato seri danni ad alcuni veicoli dell’esercito, causando almeno cinque morti fra militari e civili, oltre a una quarantina di feriti. A riportare la notizia, alcune emittenti locali come la tv “Tolo” di Kabul, dalla quale hanno fatto sapere che l’esplosione ha coinvolto l’area nei pressi del locale commissariato di polizia. Un attentato che, secondo quanto riportato dalle stesse fonti, porta la firma dei gruppi talebani.
Una nuova strage
Le autorità afghane, al momento, hanno fatto sapere che il bilancio dell’attacco suicida è provvisorio. Fra le vittime ci sarebbero due donne, investite dalla detonazione mentre si trovavano a passeggio nei dintorni, due militari e un bambino: “L’esplosione – secondo quanto riferito a ‘Reuters’ dal capo della polizia, Abdul Ghafar Safai – ha colpito un gruppo di poliziotti e soldati che erano in fila per ritirare i propri stipendi nel capoluogo provinciale Lashkar Gah”. Si tratta dell’ennesimo attentato messo in atto in Afghanistan negli ultimi mesi: il 22 giugno scorso, proprio nella stessa città-capoluogo dell’Helmand, un’altra esplosione aveva interessato l’area nei pressi della New Kabul Bank, provocando 29 morti e 60 feriti.
La missione Usa
Solo ieri, il presidente degli Stati Uniti aveva annunciato il rafforzamento del contingente militare dell’Us Army in Afghanistan, contravvenendo al suo giudizio negativo in merito alla missione a Kabul, identificata in passato come “uno spreco di soldi”. Un concetto ribadito più volte in campagna elettorale. Dalla base militare di Fort Mayer, però, Trump aveva annunciato di aver cambiato opinione in merito, sostenendo la campagna afghana e dando notizia dell’invio di ulteriori 4mila unità nella capitale dell’Afghanistan. Il presidente Usa aveva giustificato la sua inversione spiegando che “un ritiro frettoloso creerebbe un vacuum che i terroristi, incluso l’Isis e Al Qaeda, riempirebbero subito, proprio come successe prima dell’11 settembre”.