Torna più forte”. E' l'augurio che chiunque, sull'onda delle dure emozioni che prova nel vedere un calciatore che si fa male, si sente di rivolgere. Con sincerità, certamente, ma anche con la consapevolezza che recuperare da un brutto infortunio richiede pazienza, costanza, rispetto delle tempistiche e, soprattutto, una forza morale fuori del comune, quella sì da veri campioni. Perché nessuno può dire, se non lo ha provato, cosa può passare nella testa di un calciatore quando il suo ginocchio (l'articolazione fondamentale, in un certo senso la più delicata) va in pezzi, l'onda di emozioni contrastanti che scattano quando si prende atto del dolore, quando sul lettino dell'ospedale si attende l'operazione da cui partire per cominciare a scalare la montagna. Il giro di boa è l'inizio della riabilitazione, la palestra, la fisioterapia, fino al tornare ad assaggiare l'erba del campo, controllando che tutto risponda bene. E' sempre così, per tutti coloro che hanno la sfortuna di dover testare il proprio carattere affrontando una prova così difficile, specie quando si è giovanissimi come Nicolò Zaniolo.
Tornare più forti
Ma, spesso, il “torna più forte” è un augurio che si realizza, proprio perché la voglia di tornare a cavalcare l'onda delle proprie passioni è più forte della paura. E la storia del calcio (ma anche di altri sport) di esempi ne è piena: basti pensare a un calciatore come Damiano Tommasi, che nell'estate 2004 vide andare letteralmente in frantumi l'ossatura della sua gamba sinistra, tra crociato (anteriore e posteriore) ed entrambi i menischi, per poi iniziare un lungo percorso di recupero, culminato nel novembre 2005 con il ritorno da titolare con la Fiorentina e con la rete dell'1-0 per i giallorossi. Il primo atto di una stagione per l'ennesima volta da protagonista, la decima e ultima con la Roma. A Francesco Totti, nel 2006, capitò un infortunio diverso, altrettanto grave (rottura del perone), ma l'obiettivo del Mondiale soffiò il vento favorevole per un recupero record, sfociato nel trionfo della notte di Berlino.
Altri fenomeni
E anche altri fuoriclasse hanno fatto i conti con stop gravissimi. Da un crack choc al ginocchio, Roberto Baggio riuscì a riprendersi nell'85, quando la medicina sul tema non era ancora quella di oggi (nemmeno i ritmi del calcio, certo). Nel 1998 ci sarebbero passati, nell'arco di sei mesi, due futuri campioni del mondo come Alessandro Nesta (crociato rotto nel match di qualificazione ai Mondiali francesi contro l'Austria) e Alessandro Del Piero (k.o. a Udine). Con le ginocchia ebbe dei gravi guai anche Ronaldo (il Fenomeno), vittima di un doppio infortunio al tendine rotuleo prima contro il Lecce (novembre '99), poi contro la Lazio in Coppa Italia (aprile 2000, giorno del suo rientro in campo). Incidenti che non gli avrebbero impedito di guidare la sua nazionale, due anni dopo, alla conquista del suo quinto titolo mondiale, con tanto di doppietta in finale contro la Germania. E, per restare nei confini di Trigoria, di ricadute ne sa qualcosa anche il capitano romanista Alessandro Florenzi, vittima (assieme a tanti altri compagni negli ultimi anni) dello stesso infortunio di Zaniolo per due volte, l'ultima poco prima del suo rientro in campo. Ora, con la fascia al braccio, è stato il primo a portare conforto allo sfortunato compagno di squadra e, soprattutto, a fornirgli l'input per reagire nel modo giusto. D'altronde Zaniolo lo sa che la Roma e il calcio itailano lo aspettano. Magari anche all'Europeo ma senza affrettare i tempi. Ora l'obiettivo è tornare. Non solo più forte ma col sorriso di sempre.