Quasi cinque ore di finale, mai successo a Wimbledon. Protagonisti due dei più forti tennisti della storia, Novak Djokovic, che vince, e Roger Federer, che (sembra quasi fuori luogo dirlo) perde. Perché King Roger ha giocato una partita fantastica, accarezzando per lo spazio di due match point la possibilità di portarsi a casa la coppa del torneo britannico. Non ci riesce, nonostante i 218 punti messi a segno, perché il trofeo se lo prende Nole, autore probabilmente del match migliore della sua carriera: cinque set, 7-6(5), 1-6, 7-6(4), 4-6, 13-12(3), tanto basta per entrare definitivamente nella leggenda del tennis e, nello specifico, del torneo sull'erba inglese, deciso per la prima volta con la regola del tie-break sul 12-12.
Finale da mito
Una partita fantastica, forse anche più bella di quella che nel 2008 misero in scena lo stesso Federer con l'avversario top di allora, Rafael Nadal. Nole mette in fila il suo quinto Wimbledon mettendo la parola fine solo dopo 4 ore e 57 minuti, contro un Federer che sembra nello stesso stato di forma di 14 anni fa, quando vinse qui la prima volta. Equilibrio pressoché assoluto tre quattro set, poi i match point ce li ha Roger. Ne spreca un paio, si va al tie-break al quinto set sul 12-12, il primo nella storia di Wimbledon e qui si gioca sul filo di nervi: Nole si riprende il servizio, guadagna il mini-break sul 2-1 e tiene sul 6-3. Tempo di una palla disturbata e poi Djokovic infila Federer sul colpo successivo giocato male, prendendosi il green inglese per la quinta volta in carriera. Ma più che i record, quello che fa davvero da cornice a questa finale è l'applauso del pubblico, come se per una volta a vincere fossero stati entrambi. Federer, che manca il 21esimo slam della sua eccezionale carriera, è stato chiaro: ha detto che questa finale la vuole dimenticare presto. Forse scherzava, forse no. Ma se anche fosse, sarebbe uno dei pochi a farlo.