Una data maledetta, quella del 30 maggio, intrisa di dolore e rabbia per tutti i tifosi romanisti. Oggi, esattamente 25 anni fa, ci lasciava Agostino Di Bartolomei, campione e capitano, uomo simbolo di una Roma che sempre il 30 maggio, ma di qualche anno prima (1984), aveva accarezzato il sogno di portare a casa la Coppa dei Campioni, nel suo stadio, lāOlimpico, davanti alla sua gente. āSi sono tutti dimenticati di me, tutti, anche quelli che credevo amici. Soprattutto loroā, le parole accorate rimaste nel vuote, di Agostino Di Bartolomei. Eā la storia tristissima di uno degli uomini piĆ¹ amati dalla tifoseria giallorossa che un giorno gli dedicĆ² uno striscione: āTi hanno tolto la Roma, ma non la tua curvaā. Eā la storia di un nostalgico del calcio, di un ragazzo serio, dalla faccia pulita, senzaĀ barriere divistiche, riservato. Anche troppo. La voce mai alzata, in segno di rispetto, quel rispetto che in troppi gli hanno mancato. Dieci anni dopo la finale dellāOlimpico contro il Liverpool di Souness e Globbelaar che in quella notte strozzĆ² in gola lāurlo che avrebbe dovuto squarciare il cielo di Roma. Quel portiere clown, parĆ² due rigori e infranse maledettamente un sogno in una notte che sembra fatta apposta per fare festa.
Entrato di prepotenza nel cuore della gente
Ago, un capitano vero, al quale il maestro Piero Mirigliano dedicĆ² una canzone struggente, con quel finale maledettamente cupo: ānessuno riuscƬ a fare la parte del pagliaccio e a disarmargli il braccioā. Un colpo secco, al cuore a 39 anni. Una vita dedicata al pallone di cui ĆØ stato un grandissimo artista. Regista dāaltri tempi, giocĆ² sempre per la maglia giallorossa, con la parentesi rossonera al Milan dove seguƬ il suo maestro Nils Liedholm perchĆ© lāaltro svedese che intanto si era accasato alla Roma, Sven Goran Eriksson, non lo vedeva nel suo tema tattico. Una mattina di maggio, il 30, nella sua casa alla Marina a Castellabate, dove si era rifugiato con i figli e la moglie Marisa. Una Smith&Wesson calibro 38 in mano. I pensieri che da tempo facevano capolino nella sua mente, quella di un uomo che dāimprovviso si ĆØ sentito lasciato solo. Il calcio, il suo mondo, lo aveva maledettamente abbandonato. E quel 30 maggio di 25 anni fa, decise di andarsene con un colpo mortale che ha spento inesorabilmente la sua vita. Solo poco dopo, fu trovato un biglietto in cui cāera scritto āmi sento chiuso in un bucoā, quasi a puntare il dito contro chi, frettolosamene, si era dimenticato di lui, abbandonandolo troppo in fretta. Il suo carattere schivo e refrattario, non aveva retto a quellāonta, al sentirsi abbandonato anche da chi, amici compresi, ne avevano tessuto lodi per poi abbandonarlo ad un destino crudele. Lui, Agostino, ĆØ entrato di prepotenza nel cuore della gente, non solo quella romanista. Dotato di una grande visione di gioco e di un raffinato tocco, esaltĆ² in maniera determinante anche la storia giallorossa di Liedholm. Vedeva in anticipo le mosse avversarie e li anticipava tutti. Dotato di un tiro al fulmicotone, specializzato nel piazzati dal limite, dove il suo destro faceva esplodere una potenza inaudita tale da perforare qualsiasi difesa. Aveva imparato a sfruttare le sue potenzialitĆ , facendone un dogma. Comandava la difesa come pochi altri quando in alcune circostanze fu impiegato da centrale difensivo, oltre che da mediano. Un calciatore completo, una forza della natura, ma soprattutto un gran bravo ragazzo, semplice, umile, di poche parole, che amava lāessere e non lāapparire. Tradito da molti, soprattutto da chi riteneva amici. Una sofferenza che non ĆØ riuscito a gestire, fino a quella mattina di maggio di venticinque anni fa, quando decise di farla finita. Un fardello troppo pesante da portare sulle spalle, perchĆ© successo, fama e soldi non bastavano davanti allāorgoglio di un ragazzo che voleva ancora sentirsi parte integrante della sua vita. Che era il calcio. Una linea spezzata. CosƬ decise di salutare tutti, lasciando Roma, la sua Roma nello sgomento piĆ¹ totale. Una sconfitta ancor piĆ¹ difficile da digerire di quella finale di dieci anni prima. PerchĆ© stavolta hanno perso i sentimenti. Ciao Ago.