Super Juve, Motta inchioda Guardiola
La partita della verità, il bivio per capire. E la strada giusta la imbocca la formazione di Thiago Motta che stende un piccolo City (2-0), mai così vulnerabile come in questo momento. Vlahovic e McKennie mandano in orbita i bianconeri che salgono a quota 11 e vedono aperte le porte degli ottavi. Partita in equilibrio per tutta la prima frazione, molto tattica. La formazione di Motta è ben messa in campo, gioca compatta e stretta, ma sempre pronta al rilancio dell’azione. Buon ritmo allo Stadium, con il City che ha tenuto più il pallone ma è evanescente al momento della conclusione. Nei bianconeri spicca la personalità di Yildiz: sua la conclusione dai venticinque metri finita di poco a lato. L’undici di Guardiola s’è visto poco, ma nel finale di tempo ha fatto salire un brivido sulla schiena dei bianconeri, quando De Bruyne ha verticalizzato per l’inserimento di Haaland che al momento della conclusione si è fatto ipnotizzare da Di Gregorio.
Juve e City partono forte nella ripresa, con gli inglesi che creano la prima occasione. De Bruyne centra per Gundogan, che in area controlla e spara di destro a botta sicura, salva tutto Gatti. E sul ribaltamento di fronte, i bianconeri vanno avanti. Gatti gira in porta, Ederson respinge e palla che resta nella disponibilità di Yildiz che centra basso per Vlahovic che di testa sblocca la gara. Si scuote il City che in un paio di minuti crea due opportunità, entrambe murate dall’attenta difesa bianconera. E’ il City a fare la partita, solito giro palla, ma senza graffiare. La Juve gioca accorta e coperta e in controgioco è letale. McKennie fa viaggiare Weah in campo aperto, palla in mezzo per lo stesso McKennie che in mezza girata mette dentro: 2-0 Juve. Bianconeri sul velluto contro un City in piena crisi di risultati, in Europa quanto in Premier. E i bianconeri, con grande acume, ne hanno approfittato. Finisce 2-0 e vale tanto, non solo per la classifica, ma anche per il morale dei bianconeri che si mettono alle spalle tante big. E possono sognare.
Milan
Doveva vincere e lo ha fatto. A denti stretti, con coraggio fino alla fine. La spunta il Milan che doma nel finale una volitiva Stella Rossa (2-1) brava a riprendere la partita con Radonjic che risponde a Leao. Occasioni fino alla fine, brividi, fino alla zampata di Abraham che fa esplodere San Siro. Fonseca sa bene l’importanza di questa partita che può cambiare la storia della Champions rossonera. L’atteggiamento è quello giusto e le prime conclusioni di Reijnders e Leao sono di buon auspicio. Ma l’occasione più ghiotta capita alla Stella Rossa con il mancino di Maksimovic che si infrange sulla traversa. Fonseca deve però fare i conti con gli infortuni: prima si ferma Loftus-Cheek, poi tocca a Morata lasciare il campo per problemi fisici. Dentro Chukwueze e Abraham, ma la partita non decolla. Ritmo basso a favorire chi si difende. Per sbloccarla, c’è bisogno di un lampo di genio di Leao che controlla un pallone e lo indirizza con il mancino sotto la traversa: 1-0 Milan all’intervallo. La Stella Rossa è viva e vuole provare a giocarsela. Mimovis impegna Maignan e la sua azione mette pressione ad un Milan che si abbassa troppo. Qualche dubbio su un contatto in area di Musah, Gil Manzano lascia correre e anche il Var conferma la decisione. Dubbio. Ed ecco la Stella Rossa. Musah si fa anticipare nettamente da Radonjic che non ha difficoltà a battere Maignan di esterno sinistro: 1-1 a San Siro. C’è equilibrio in campo, ma il Milan spinge ventre a terra nella parte discendente a tre dalla fine trova il gol partita. Camarda colpisce la traversa su colpo di testa, la palla schizza tra i piedi di Abraham che la mette dentro. E’ il 2-1 che regala al Milan una notte stellare. Soffrendo, ma portando a casa tre punti che valgono oro.
Cuore Bologna
Nonostante la qualità e la forza del Benfica, il Bologna non trema e non arretra anzi, a tratti gioca persino meglio dei lusitani, anche se davanti non trova lo spunto giusto per colpire. A Lisbona finisce 0-0 ed è un punto prezioso per la banda di Vincenzo Italiano, per il morale soprattutto. Il Benfica trova il gol con Pavlidis che in avvio supera Skorupski con lo scavetto, ma è tutto fermo per la posizione irregolare nella partenza dell’azione. Passano i minuti e il Bologna si scrolla di dosso la paura e fa la partita, con temperamento, e si regala due occasioni, con Fabbian e Dallinga, ma senza fortuna. L’unico vero pericolo il Bologna lo corre a fine tempo, quando Di Maria colpisce al volo, Skorupski c’è. Cresce il Benfica nella ripresa ma la prima occasione è del Bologna con Dallinga, incrocia ma trova Trubin attento alla chiusura. La partita rimane aperta, con Skorupski che salva su Pavlidis, poi occasionissima per il Bologna, ma Urbanski sbaglia clamorosamente la conclusione calciando addosso a Dallinga. Insiste il Benfica che fa tanta densità, ma non trova sbocchi. Bravo Ferguson ad immolarsi sulla conclusione di Di Maria. Tanto rumore fino alla fine, ma il Bologna regge e alla fine può esultare.