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Un Mondiale di luci e ombre

Quattro giorni di un Mondiale appena iniziato, eppure già luci ed ombre penetrano il cielo di Russia 2018. Il bagliore di Ronaldo, la pochezza di un Messi ancora sofferente, almeno per ora, a certe latitudini. E poi il flop di Brasile e soprattutto Germania. Benventuti nel mondo reale, dove anche i vari Golia del calcio debbono essere bravi a guardarsi le spalle e sapersi vestire da operai, soprattutto quando serve, quando la partita prende pieghe inattese. Ancora oggi, nonostante i nuovi interpreti, si dibatte su chi sia stato il migliore tra Maradona e Pelè, ma una risposta non l’avremo mai. Tempi diversi, è vero, e ognuno è libero di abbracciare o il brasiliano o l’argentino, sapendo sempre di non sbagliare. Oggi il palcoscenico del Bolshoi del pallone, racconta di tal Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, i migliori in assoluto di quest’era. E forse non solo. Ma su chi sia il migliore la discussione avanza, sono entrambi “extraterrestri”, ma forse anche questo Mondiale una differenza ha iniziato ad evidenziarla. Cristiano ha vinto tutto con United, Real e nel 2016 anche con il Portogallo, Leo si ferma ai trionfi blaugrana perché in Nazionale continua a steccare. Cristiano sa come essere decisivo, come risolvere le partite con una sola giocata (i tre gol alla Spagna dicono tutto), Leo continua a guardarsi sempre intorno spaesato, schiacciato dalla tensione di dover dimostrare qualcosa al suo popolo che non ha mai dimenticato Diego. Una presenza ingombrante. Decisamente meglio il lusitano che negli ultimi anni è diventato una macchina da guerra perfetta. Per ora il Portogallo l’ha fatto Ronaldo, Messi è ancora lontano dal prendersi l’Argentina che nonostante il pari con l’Islanda, è da ritenere sempre tra le favorite. Sampaoli e Santos dovranno lavorare molto sulla fase difensiva e l’argentino dare un gioco e un’anima ad una squadra che non può vivere con il “palla a Messi e speriamo”, perché Leo non ha il fisico di Cristiano, non ne ha la tempra. Cristiano studia la partita, è una maschera, sbaglia e s’infuria con se stesso, Leo sbaglia e abbassa gli occhi. Questione di sofferenza, il dover sempre rincorrere un avversario che non sbaglia mai. E dovrà affrettare i tempi Sampaoli perché giovedì è in arrivo la Croazia e quella data Messi e soci non la dovranno fallire.

Meno preoccupante l’esordio del Brasile e la sconfitta clamorosa della Germania che significa che la loro partenza è lenta. I verdeoro restano i grandi favoriti alla vittoria finale. Ma la loro qualità, evidenziata anche in fase pre-mondiale, non si è vista all’esordio. La squadra è di qualità, ma deve scrollarsi di dosso la bellezza, evitare di guardarsi allo specchio e quando serve vestirsi da operaio. Lo ha dimostrato la Svizzera, ben messa in campo e con tanta tigna. Il Gruppo E, è tra i meno proibitivi, ma attenzione alla Serbia, cattiva quanto basta che per ora guarda tutti dall’alto. Ripetersi non sarà facile, ma siccome l’appetito vien mangiando, attenzione. E occhio allo stessa Costa Rica che non gioca male pur non avendo interpreti di grande qualità. Stesso discorso vale per la Germania, con Low chiamato a ridare tono ad una squadra che avrà pure dominato i messicani ma che ha palesato troppe incertezze in fase di impostazione della manovra subendo l’incisività e la velocità dei sudamericani. Svezia e Corea per fortuna, sono avversari meno probanti, ma la Germania deve svegliarsi perché nessuno gli regalerà nulla. Le grandi, o presunte tali, dunque si interrogano dopo una prima uscita con troppo ombre. Che per ora dicono di un leggero malessere, risolvibile con le dovute accortezze. Niente di preoccupante, sia chiaro, ma facciano in fretta a ritrovarsi perché il mondo li aspetta e perché altri “piccoli” club, ma che sanno più di loro cosa significa la parola sudore, sono in agguato. E vogliono provarci anche loro.

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